Recenti statistiche mostrano che quasi metà degli antibiotici prescritti ai pazienti è inutile. E molte di queste prescrizioni arrivano da medici che non sono sicuri se l’infezione sia di origine batterica, e vada quindi trattata con antibiotici, o sia di origine virale. Ora i ricercatori hanno sviluppato un nuovo modo per determinare l’agente patogeno. Invece di cercare la sua presenza, come fanno i metodi attualmente esistenti, la nuova metodica usa la risposta del corpo per determinare se un paziente è malato a causa di un virus o di un batterio.
La tecnica non è ancora pronta per la pratica clinica, ma i ricercatori che l’hanno sviluppata sperano che possa esserlo nei prossimi anni.
“Possiamo utilizzarla in laboratorio anche adesso”, dice Dr. Goeffrey Ginsburg, direttore del Duke University’s Center for Applied Genomics and Precision Medicine, uno degli autori dello studio. “Ma passano circa dodici dal campione di sangue al risultato”.
Per molti clinici troppo tempo.
“Se potesse diventare un test Point of Care ( un test diagnostico domiciliare ), potrebbe davvero rivoluzionare la medicina, ma c’è molto lavoro da fare”, dice Dr. Timothy Lahey, uno specialista di malattie infettive al Dartmouth’s Geisel School of Medicine, che non è coinvolto nello studio. “Molte tecnologie promettenti non hanno successo perchè non diventanto point-of-care.”
Questa tecnologia è basata su un’idea semplice: per combattere virus e batteri, il nostro corpo deve essere capace di distinguerli. Una volta che le nostre cellule immunitarie hanno identificato che tipo di attacco è in corso, iniziano a comunicare per coordinare la strategia di difesa. E poiché diversi geni sono responsabili di diverse risposte immunitarie, misurare l’attività di certi geni durante l’infezione è un buon modo di determinare cosa stia attaccando il corpo.
Ginsburg ed il suo team hanno usato campioni di sangue da 273 persone ammalate di raffreddore o influenza e 44 soggetti sani.
I ricercatori sapevano già, dai metodi tradizionali, chi era infettato e da cosa. E’ stato così possibile comparare l’attività genetica nei campioni di sangue, e identificare quali pattern di espressione genica risultavano quando il paziente stava combattendo un virus e quando combatteva un batterio. Hanno anche cercato pattern nei soggetti che non erano stati infettati. Sono stati così in grado di identificare quali sono i geni importanti nell’identificare il tipo di risposta immunitaria che hanno i nostri corpi, e ora sperano di poter utilizzare i circa 130 geni identificati come base per un rapido test diagnostico, e che il test possa essere utile come prevenzione per l’antibiotico resistenza.
“Sappiamo che gli antibiotici sono prescritti in maniera inappropriata il più delle volte” dice il Dr. Amesh Adalja, infettivologo ed esperto di biosicurezza al Medical Center dell’Università di Pittsburgh. Spiega che i medici non vogliono mandare a casa un paziente senza alcun trattamento, quando potrebbe avere una pericolosa infezione batterica. Persino quando sospettano che l’infezione potrebbe essere causata da un virus, qualche volta si prescrive un antibiotico perché è quello che il paziente si aspetta. I troppi antibiotici in circolazione permettono ai batteri di sviluppare resistenza, rendendo molte malattie più difficili da trattare.
I risultati di questa nuova tecnica, pubblicata su journal Science Translational Medicine, potrebbe arrestare l’epidemia di resistenza agli antibiotici. Ma dovrà essere ancora perfezionata.