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Vaccino Pfizer: pubblicati i risultati

(Vaccino Pfizer-Immagine:Credit:Public Domain).

I risultati completi di una sperimentazione clinica per il vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 sono stati pubblicati giovedì sul New England Journal of Medicine, una pietra miliare importante che è arrivata quando un comitato della Food and Drug Administration degli Stati Uniti si è riunito per discutere la sua approvazione.

Un editoriale relativo al documento scientifico diceva: “I risultati della sperimentazione sono abbastanza impressionanti da reggere in qualsiasi analisi immaginabile. Questo è un trionfo”.

Lo studio completo comprendeva quasi 44.000 volontari, diverse migliaia in più rispetto al numero visto nelle analisi precedenti. Circa la metà ha ricevuto il vaccino e il resto un placebo.

Il documento ha confermato che un regime a due dosi di BNT162b2 era efficace al 95% nel prevenire l’infezione da COVID-19.

Il vaccino ha funzionato in modo simile per “età, sesso, razza, etnia, indice di massa corporea di base e presenza di condizioni coesistenti”, afferma il documento.

Tra i 10 casi di COVID-19 grave dopo la prima dose, nove si sono verificati in destinatari del placebo e uno in una persona che ha ricevuto il vaccino.

Vedi anche:Vaccino COVID 19 e le possibili rare reazioni allergiche

L’editoriale che ha accompagnato lo studio ha segnalato alcuni “problemi minori”.

“Il numero di casi gravi di COVID-19 (uno nel gruppo vaccino e nove nel gruppo placebo ) è troppo piccolo per trarre conclusioni sul fatto che i rari casi che si verificano nelle persone vaccinate siano effettivamente più gravi“, si legge nel documento.

Restano alcuni interrogativi ancora senza risposta: potranno sorgere problemi di sicurezza imprevisti quando il numero di persone vaccinate cresce fino a milioni e forse miliardi di persone?. Inoltre non è noto se emergeranno più effetti collaterali con un follow-up più lungo, per quanto tempo il vaccino rimane efficace, se limiterà la trasmissione e come funzionerà nei bambini, nelle donne in gravidanza e nei pazienti immunocompromessi.

Fonte:The New England Journal of Medicine

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