Un nuovo studio sugli animali dimostra che la lesione cerebrale traumatica (TBI) colpisce il corpo così come il cervello e che il trattamento con farmaci usati per l’ipertensione, blocca la produzione di proteine correlate all’infiammazione.
Nello studio, pubblicato online oggi in The American Journal of Pathology, il gruppo di ricerca del Medical Center della Georgetown University (GUMC) rivela per la prima volta che in un modello animale, la lesioni cerebrale ha prodotto una risposta infiammatoria negli organi, sangue e corpo ed in particolare, nel fegato. Il fegato risponde alla lesione cerebrale traumatica con l’aumento della produzione (fino a mille volte) di una proteina che aumenta l’ infiammazione nel cervello, porta a infiammazione cronica, morte delle cellule nervose e riduzione del flusso sanguigno.
I ricercatori hanno anche scoperto che nei topi, piccole dosi di Telmisartan, un farmaco per il trattamento dll’ ipertensione, ha bloccato la produzione della proteina che porta all’infiammazione, con conseguente notevole riduzione dell’infiammazione.
” L’ identificazione di un trattamento per la TBI è fondamentale per circa 1,7 milioni e più pazienti all’anno che hanno esperienza di un trauma cranico”, dice Sonia Villapol, neuroscienziato GUMC e ricercatore principale.
“Fino ad oggi, il trattamento di TBI è costituito da terapia di supporto e di riabilitazione, perché non vi è alcun modo per ridurre il danno infiammatorio che si verifica subito dopo il trauma cranico e da allora in poi. I nostri risultati suggeriscono un trattamento sia per il cervello che per il corpo, che può controllare la risposta infiammatoria cronica”.
La ricerca mostra che la proteina critica, siero amiloide A1 (SAA1), aumentata nel sangue circa sei ore dopo la lesione e 24 ore più tardi, aumenta nel fegato. Gli investigatori hanno somministrato ai topi, il farmaco Telmisartan poco dopo la lesione cerebrale e hanno scoperto che la risposta infiammatoria periferica nel fegato è stata ridotta dopo il danno cerebrale.
“Questo studio ha stabilito una connessione tra le regioni periferiche del corpo e il cervello, sottolineando l’importanza di regolamentare il danno periferico per attenuare le conseguenze delle lesioni cerebrali”, spiega Villapol.
In precedenti ricerche, Villapol ed i suoi colleghi hanno osservato che Telmisartan migliora le condizioni dei topi con trauma cranico se somministrato poche ore dopo l’evento: la somministrazione del farmaco sei ore dopo una lesione cerebrale, ha diminuito l’infiammazione del cervello, la morte neuronale, sanguinamento e gonfiore nel cervello. Il flusso di sangue al cervello è migliorato dopo uno/tre giorni di trattamento e il miglioramento cognitivo è stato osservato un mese dopo la lesione (pubblicato online il 26 giugno nella rivista Brain).
“Questi studi aprono la strada a studi clinici per il trattamento dei pazienti con trauma cranico, con questi farmaci”, dice Villapol che sta lavorando con il neuroscienziato Mark Burns, PhD, professore associato e esperto di TBI, proprio per esplorare futuri studi clinici.