I ricercatori della University of North Carolina (UNC) presso Chapel Hill descrivono come sono arrivati alla nuova definizione nella rivista JCI Insight .
Il cancro della vescica rappresenta circa il 5% di tutti i nuovi casi di tumore negli Stati Uniti. E’ il quarto tipo di cancro più comune negli uomini, ma è meno comune nelle donne.
Le stime suggeriscono che durante il 2016, circa 76.960 americani hanno scoperto di avere il cancro alla vescica.
La parete della vescica ha quattro strati. Quasi tutti i tumori della vescica iniziano nell’ urotelio, lo strato più interno.
Accanto all’ urotelio c’è un sottile strato di tessuto connettivo, vasi sanguigni e nervi, seguito da uno spesso strato di muscolo. Lo strato esterno – fatto di tessuto connettivo adiposo – separa la vescica da altri organi vicini.
Come il tumore cresce, si diffonde dallo strato più interno agli altri strati e più strati penetra, tanto più il tumore è avanzato e difficile da trattare.
I pazienti con diagnosi di tumori muscolo-invasivi e metastatici hanno una prognosi molto più povera rispetto ai pazienti con tumori di basso grado che sono essenzialmente limitati agli strati interni della parete della vescica.
Firme di soppressione immunitaria
Nello studio, gli autori William Kim e Benjamin Vincent, del Cancer Center Lineberger Comprehensive alla UNC e colleghi, hanno scoperto che un sottotipo di cancro della vescica muscolo-invasivo ha le stesse firme molecolari del cancro al seno.
Era già noto che un sottogruppo di tumori del seno triplo negativo esprime bassi livelli di una proteina chiamata claudina. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno dimostrano che un sottotipo specifico di cancro alla vescica esprime bassi livelli della proteina claudina.
“La claudina è una proteina che normalmente si trova sulla superficie delle cellule che tappezzano le pareti della vescica e fa parte delle giunzioni cellulari, ovvero quei raccordi che tengono le cellule di un tessuto l’una aderente all’altra.
Poiché nei tumori la cellula malata si libera da tutti i vincoli e regole normalmente rispettate dalle cellule sane, da tempo si ipotizzava la complicità delle molecole di giunzione nella crescita del cancro e nella formazione di metastasi, ma finora nessun gruppo di ricerca era riuscito ad inchiodare le proteine della famiglia delle claudine“.
Il team è arrivato alla conclusione, con l’aiuto dei dati del The Cancer Genome Atlas (TCGA). I ricercatori hanno usato le firme genetiche che definiscono i tumori con bassi livelli di claudina nel cancro al seno e attraverso i dati forniti dal TCGA hanno individuato 408 carcinomi uroteliali muscolo-invasivi della vescica con le stesse firme molecolari.
Hanno anche scoperto che i tumori con basi livelli di claudina sono ricchi di un gruppo di firme di geni che hanno mostrato che il sistema immunitario era riuscito a penetrare nei tumori. Tuttavia, nonostante questa alta presenza del sistema immunitario, sembra che le cellule tumorali hanno soppresso le cellule del sistema immunitario, bloccando le loro molecole “checkpoint” o freni molecolari.
I freni molecolari – detti anche posti di blocco o checkpoint immunitari – normalmente impediscono al sistema immunitario di diventare troppo distruttivo aggredendo anche cellule sane dell’organismo (come avviene nelle patologie autoimmuni). Alcuni tumori hanno però la capacità di cooptare questi freni molecolari indebolendo la risposta immunitaria contro le cellule degeneri del tumore.
Alcune cellule tumorali trovano il modo di utilizzare questi posti di blocco per evitare di essere attaccate dal sistema immunitario. Ci sono farmaci disponibili – chiamati inibitori checkpoint – che colpiscono questi punti di controllo e sono efficaci trattamenti contro il cancro.
Gli autori concludono:
” I tumori della vescica con bassi livelli di claudina possono essere particolarmente sensibili ai trattamenti a base di immunoterapia che de-reprimono il sistema immunitario. Saranno necessari tuttavia ulteriori studi per dei test clinici sugli inibitori checkpoint del sistema immunitario in questa popolazione”.
Fonte: JCI Insight