HomeSaluteCervello e sistema nervosoUn farmaco antinfiammatorio tratta con successo la malattia di alzheimer nei topi

Un farmaco antinfiammatorio tratta con successo la malattia di alzheimer nei topi

Una ricerca ha dimostrato che un modello sperimentale di morbo di Alzheimer è stato trattato con successo con un farmaco anti-infiammatorio comunemente usato.

Un team, guidato dal Dr. David Brough presso l’Università di Manchester, ha scoperto che il farmaco anti-infiammatorio ha completamente invertito la perdita di memoria e l’infiammazione del cervello nei topi.

I risultati dello studio sono stati pubblicati oggi, in un articolo scritto dal Dr. Brough e colleghi, nella rivista Nature Communications.

L‘acido mefenamico, un comune farmaco non-steroideo anti-infiammatorio (FANS), viene solitamente usato per trattare il dolore.

Il Dr. Brough e la Dr.ssa Catherine Lawrence, hanno condotto la ricerca in collaborazione con il dottorando Mike Daniels e postdoc Dr. Jack Rivers-Auty che svolto la maggior parte degli esperimenti.

Anche se questa è la prima volta che un farmaco ha dimostrato di indirizzare questo percorso infiammatorio, mettendo in evidenza la sua importanza in un modello della malattia, il Dr. Brough avverte che sono necessarie ulteriori ricerche per verificare il suo impatto sugli esseri umani e le implicazioni a lungo termine del suo utilizzo.

La ricerca, finanziata dal Medical Research Council e dall’ Alzheimer’s Society, spiana la strada alla sperimentazione umana che il team spera di condurre in futuro.

Circa 500.000 persone nel Regno Unito hanno la malattia di Alzheimer, una malattia che peggiora nel tempo e che colpisce molti aspetti della vita, compresa la capacità di ricordare, pensare e prendere decisioni.

( Vedi anche: Alzheimer: in trial di fase III nuovo farmaco inibisce l’aggregazione Tau).

Per la sperimentazione sono stati utilizzati topi transgenici che avevano sviluppato i sintomi della malattia di Alzheimer. Un gruppo di 10 topi è stato trattato con acido Mefenamico e 10 topi sono stati trattati con un placebo.

I topi sono stati trattati nel momento in cui avevano sviluppato problemi di memoria e il farmaco è stato somministrato loro con una mini-pompa impiantata sotto la pelle, per un mese.

La perdita di memoria è stata completamente invertita ai livelli osservati nei topi senza la malattia.

Il Dr. Brough ha detto: ” Ora ci sono prove sperimentali che suggeriscono che l’infiammazione nel cervello peggiora il morbo di alzheimer e favorisce la sua progressione. La nostra ricerca dimostra per la prima volta che l’acido Mefenamico, un semplice farmaco non steroideo anti-infiammatorio, può avere come bersaglio un importante percorso infiammatorio chiamato inflammasome NLRP3, che danneggia le cellule cerebrali”.

Ha poi aggiunto: “Fino ad ora, nessun farmaco è riuscito ad indirizzare questo percorso, quindi siamo molto eccitati dai nostri risultati.Tuttavia, molto più lavoro deve essere fatto fino a quando saremo in grado di dire con certezza che il farmaco agisce negli esseri umani come nei modelli di topo che non sempre riproducono fedelmente la malattia umana. Poiché questo farmaco è già disponibile e la sua tossicità e farmacocinetica sono già note, il tempo per utilizzarlo per i pazienti dovrebbero, in teoria, essere più breve. Ora stiamo preparando le applicazioni da eseguire nella fase II di sperimentazione proof-of-concept per verificare l’effetto del farmaco sulla neuroinfiammazione negli esseri umani”.

Il Dr Doug Brown, Direttore della Ricerca e Sviluppo presso l’ Alzheimer Society, ha detto: ” Il test dei farmaci già in uso per altre condizioni è una priorità per l’Alzheimer Society perchè potrebbe permetterci un rapido sviluppo di un nuovo farmaco”.

“Questi promettenti risultati di laboratorio identificano una classe di farmaci già esistenti che hanno il potenziale di trattare il morbo di Alzheimer bloccando una particolare parte della risposta immunitaria. Tuttavia, questi farmaci non sono senza effetti collaterali e non dovrebbero essere assunti per la malattia di Alzheimer, in questa fase. Sono prima necessari studi sulle persone”.

Fonte: Manchester University

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