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Un approccio mirato per trattare il cancro legato all’amianto

Un approccio mirato per trattare il cancro legato all’amianto.

Una nuova terapia mirata per i tumori asbesto-correlati ha mostrato risultati promettenti in un modello animale. I risultati, riportati nella rivista ad accesso libero BMC Cancer,sollevano le speranze di una nuova terapia per questo cancro attualmente incurabile.

Il mesotelioma (MMS) è una rara forma di cancro maligno, causato da esposizione all’amianto. Esso tende a essere diagnosticata decenni dopo che si è verificata l’esposizione, così raramente è preso in tempo. Gli attuali trattamenti, tra cui la chirurgia e la chemioterapia, hanno limitata efficacia e gli effetti collaterali sono spiacevoli.

I farmaci chemioterapici tradizionali funzionano distruggendo le cellule che si dividono rapidamente. Come tali, sono killer indiscriminati, distruggono le cellule sane come quelle del midollo osseo, follicoli piliferi e del tratto digerente, così come le cellule tumorali. Il risultato è un mix sgradito di effetti collaterali, tra cui un sistema immunitario indebolito, problemi gastrointestinali e perdita di capelli. Terapie mirate,che sono progettate per uccidere le cellule tumorali lasciando illeso il tessuto sano, sono urgenti.

La nuova terapia mirata è costituita da microparticelle di silice, spalmato di anticorpi che riconoscono una proteina prodotta dalle cellule tumorali in grandi quantità.

Quando le microparticelle vengono iniettate in un modello murino di cancro, l’anticorpo aiuta le microparticelle che si legano alle cellule tumorali, dove sono poi in grado di rilasciare il loro carico interno nascosto, il farmaco chemioterapico doxorubicina.

“La nuova terapia è più efficace e meno tossica di doxorubicina da sola”, hanno spiegato  Brooke T. Mossman ed i suoi  colleghi. I tumori si sono ridotti, le cellule tumorali hanno proliferato meno e gli animali sono stati in grado più o meno di mantenere il loro peso  durante il trattamento.

Nel complesso, i dati suggeriscono che la terapia mirata potrebbe rivelarsi migliore rispetto alla sola chemioterapia.

Usando questo approccio mirato, gli autori sono stati in grado di ridurre la dose di doxorubicina utilizzata, eliminando quasi, gli effetti collaterali e la tossicità. E poiché il trattamento sembra ridurre il numero di cellule tumorali proliferanti, può risultare utile nella fase iniziale, quando si osservano le prime cellule MM pre-maligne o maligne, quando la malattia non è stata ancora confermata istologicamente.

Fonte Medical news

 


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