La tecnologia degli ultrasuoni si sta rapidamente trasformando da strumento diagnostico a innovazione terapeutica per patologie cerebrali come il dolore, il DOC e il morbo di Parkinson.
I ricercatori della Stanford University e della University of Plymouth hanno sviluppato la stimolazione transcranica a ultrasuoni (TUS), una tecnica non invasiva che prende di mira aree specifiche del cervello. Immaginano che questa tecnologia diventi un dispositivo per uso domestico, offrendo un futuro promettente in cui la terapia cerebrale sia accessibile a tutti.
Gli ultrasuoni come strumento di terapia cerebrale
Per decenni, gli ultrasuoni sono stati utilizzati in tutto il mondo dai professionisti sanitari per monitorare lo sviluppo fetale e valutare la salute degli organi interni. Tuttavia, i ricercatori della Stanford University, della University of Plymouth e di Attune Neurosciences, scrivendo il 29 ottobre su PLOS Biology, rivelano che gli ultrasuoni possono ora colpire in modo preciso e non invasivo aree specifiche del cervello.
Questa svolta consente l’esplorazione di una tecnica chiamata stimolazione transcranica a ultrasuoni (TUS). Con la TUS, gli scienziati possono studiare trattamenti per condizioni come dolore cronico, alcolismo, disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e morbo di Parkinson, il tutto senza ricorrere a farmaci o interventi chirurgici.
Migliorare la funzione cerebrale con TUS
Oltre al trattamento, i ricercatori discutono nel nuovo articolo di come la tecnologia possa essere utilizzata anche per testare temporaneamente alcune aree prima di trattarle, fungendo da una sorta di “strumento di ricerca e salvataggio per il cervello”.
Ciò consente loro di individuare le cause dei problemi e dei disturbi cerebrali prima di trattarli, il che potrebbe rappresentare un passo fondamentale verso trattamenti personalizzati.
Tuttavia, riconoscono che ci sono ancora una serie di sfide complesse che devono essere affrontate prima che la TUS possa essere implementata in contesti sanitari (e forse anche nelle case) su scala globale.
Superare le barriere per raggiungere la portata globale
Tra questi, il fatto che ciascuno degli 8,2 miliardi di cervelli e crani del pianeta è diverso e che c’è ancora molto lavoro da fare per adattare la tecnica in modo che possa essere distribuita in modo tale da consentire al maggior numero possibile di persone di trarne beneficio.
E nonostante siano stati fatti progressi significativi nella tecnologia, prima che questa possa essere efficace, ma anche sostenibile dal punto di vista dei costi, ci vorranno ancora alcuni anni.
Ma attualmente i ricercatori hanno sviluppato e stanno testando un dispositivo TUS abbastanza piccolo e semplice da poter essere utilizzato a casa dopo una serie di valutazioni cliniche, senza dover continuamente recarsi in ospedale o in altre strutture sanitarie.
Guidare l’accessibilità con la tecnologia portatile
L’articolo è stato scritto dal Dott. Keith Murphy, co-fondatore di Attune Neurosciences e ricercatore presso la Stanford University School of Medicine e dalla Prof.ssa Elsa Fouragnan che dirige il Brain Stimulation Lab presso il Brain Research and Imaging Centre dell’Università di Plymouth.
Il Dott. Murphy ha affermato: “Ci sono innumerevoli motivi per cui le persone non possono recarsi in una clinica, che si tratti di difficoltà finanziarie o semplicemente di mancanza di tempo. Negli ultimi anni, abbiamo compiuto notevoli progressi verso un dispositivo che sfrutta la guida di precisione della risonanza magnetica, ma che può comunque essere utilizzato in sicurezza a casa. Abbiamo sempre creduto che la portabilità fosse un passo fondamentale per rendere le terapie cerebrali avanzate accessibili a tutti e abbiamo fatto grandi passi avanti nel dimostrare che funziona“.
Integrazione degli ultrasuoni con le interfacce cerebrali emergenti
I ricercatori discutono inoltre di come gli ultrasuoni focalizzati possano essere integrati anche con altre tecnologie emergenti, ad esempio migliorando l’ accuratezza e l’efficacia delle interfacce che consentono la comunicazione diretta tra il cervello e i dispositivi esterni.
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Il Professor Fouragnan ha aggiunto: “Nel corso di molti anni, abbiamo migliorato la nostra comprensione di come funziona il cervello e dei difetti al suo interno che portano a condizioni neurologiche e di salute mentale. Tuttavia, sebbene siano stati fatti progressi nei trattamenti, non sono avvenuti allo stesso ritmo. Crediamo che TUS possa colmare questa lacuna e attraverso la nostra ricerca fino a questo punto, abbiamo scoperto come può essere un vero e proprio strumento di ricerca e soccorso per il cervello. I medici e i pazienti sono entusiasti del suo potenziale e, se l’attuale ritmo di sviluppo continua, potremmo avere una tecnologia priva di rischi che può avere un impatto positivo su milioni, se non miliardi, di persone”.
Fonte:PLOS Biology