Terapia post infarto: la FDA approva l’uso prolungato del farmaco tricagrelor.
La FDA ha approvato il trattamento con tricagrelor anche oltre il primo anno dopo un evento di sindrome coronarica acuta. Il farmaco potrà essere utilizzato dopo i primi 12 mesi dall’infarto nella dose di 60 mg per due volte al giorno, per prevenire la trombosi dello stent e per prevenire eventi cardiovascolari. Ovviamente, sempre insieme all’aspirina (75-100 mg./die) nella cosiddetta Dual AntiPlatelet Therapy (Dapt).
Questo schema terapeutico è stato presentato pochi giorni fa al Congresso Europeo di Cardiologia e assunto dalle ultimissime linee guida della SCA–NSTEMI cioè l’infarto acuto del miocardio senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI = Non-ST elevation myocardial infarction), ossia la forma di infarto meno grave che si verifica quando il volume del trombo è insufficiente a occludere l’arteria o lo è solo temporaneamente e la carenza di afflusso di sangue al muscolo cardiaco colpito (miocardio) è meno grave o è intermittente.
L’approvazione americana deriva dai dati dello studio PEGASUS TIMI-54 pubblicato nel 2015 sul Nejm.. PEGASUS-TIMI 54: uno studio di outcome su larga scala che ha coinvolto oltre 21.000 pazienti e che ha valutato ticagrelor in compresse da 60 e da 90 mg verso placebo, in associazione a basso dosaggio di aspirina, nella prevenzione secondaria cronica di eventi aterotrombotici nei pazienti che hanno subito un infarto da uno a tre anni prima dell’arruolamento nello studio.
Entrambi i dosaggi di ticagrelor si sono dimostrati efficaci nell’indurre una maggiore riduzione dell’incidenza dell’endpoint primario a 3 anni (33 mesi) rispetto al placebo (7.85% nel gruppo 90 mg, 7.77% nel gruppo 60 mg e 9.04% nel gruppo placebo; HR per ticagrelor 90 mg vs placebo: 0.85, IC 95% 0.75-0.96; p=0.008; HR per ticagrelor 60 mg vs placebo: 0.84; IC 95% 0.74-0.95; p=0.004). Anche il tasso di mortalità cardiovascolare è risultato inferiore, seppur in maniera non statisticamente significativa, con entrambi i dosaggi di ticagrelor rispetto al placebo, così come l’incidenza di infarto miocardico.
Fonte: Pharmastar