Immagine: cellule staminali sono state iniettate in pazienti con SM dopo la chemioterapia
Nuova speranza per i malati di sclerosi multipla: arriva dal Regno Unito un trattamento a base di staminali, che inverte i sintomi della malattia, resettando il sistema immunitario.
Il nuovo trattamento con trapianto di cellule staminali sta ottenendo risultati straordinari.
Il trattamento, è il primo ad invertire i sintomi della sclerosi multipla che non ha cura e colpisce circa 100.000 di persone in Gran Bretagna.
La ricerca è stata realizzata dal Royal Hospital di Sheffield Hallamshire e Kings College Hospital di Londra.
Anche se non è chiaro che cosa provoca la SM, alcuni medici ritengono che sia il sistema immunitario stesso che attacca il cervello e il midollo spinale, causando infiammazione e dolore, la disabilità e nei casi più gravi, la morte.
Nel nuovo trattamento, gli specialisti hanno usato una dose elevata di chemioterapia per mettere fuori uso il sistema immunitario prima di ricostruirlo con le cellule staminali prelevate dal sangue dello stesso paziente.
Le cellule staminali sono così efficaci perché possono diventare qualsiasi cellula del corpo, in base al loro ambiente.
“Da quando abbiamo iniziato a trattare i pazienti, tre anni fa, alcuni dei risultati che abbiamo visto sono stati miracolosi”, ha dichiarato in un’intervista al Times, il Professor Basilio Sharrack, neurologo consulente di Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust.
” Miracoloso è una parola che userei con leggerezza se non avessimo visto profondi miglioramenti neurologici nei pazienti SM”, ha aggiunto ilo ricercatore.
Durante il trattamento, le cellule staminali del paziente vengono raccolte e conservate. In seguito i medici usano farmaci aggressivi che di solito vengono usati per trattare i malati di cancro, per distruggere completamente il sistema immunitario dei pazienti SM.
Le cellule staminali raccolte vengono poi vengono infuse nuovamente nel paziente, dove cominciano a crescere nuovi globuli rossi e bianchi, nel giro di due settimane.
Entro un mese il sistema immunitario è tornato attivo e funzionante completamente e cioè quando i pazienti cominciano a notare di essere in ripresa.
Tuttavia gli specialisti avvertono che i pazienti hanno bisogno di essere in forma per beneficiare del nuovo trattamento.
“Questo non è un trattamento adatto a tutti perché è molto aggressivo ed i pazienti devono essere abbastanza in forma per sopportare gli effetti della chemioterapia”, ha avvertito il Prof Sharrack.
Il Dr Sorrel Bickley, Research Manager Communications MS Society, ha dichiarato: “Questo nuovo studio offre risultati molto incoraggianti che si aggiungono a un crescente corpo di ricerca sul trapianto di cellule staminali nella SM. Tuttavia, ci sono limitazioni in questo studio derivate dal fatto che non ha previsto un gruppo di controllo”.
Lo studio è stato riportato anche sul sito della Bbc, che riferisce l’annuncio dei medici del Reale Hallamshire Hospital di Sheffield che hanno testato il trattamento su 20 pazienti nel corso di tre anni.
La terapia, attraverso un trapianto di midollo osseo con le proprie staminali ‘resetta’ il sistema immunitario, invertendo la disabilità. I miglioramenti registrati sarebbero ‘notevoli’, secondo quanto riportato. Come riporta la Bbc, il trattamento, noto come trapianto di cellule staminali ematopoietiche autologhe (HSCT), ha lo scopo di distruggere il sistema immunitario difettoso con la chemioterapia, per poi ricostruirlo con le cellule staminali del paziente raccolte nel sangue del paziente stesso, ma in una fase di sviluppo così precoce da non aver ancora sviluppato i difetti che scatenano la sclerosi multipla.
“Il sistema immunitario viene ripristinato e riavviato in un punto precedente alla malattia”, commenta John Snowden, consulente ematologo al Royal Hospital Hallamshire.
Se “è vero – commenta Emma Gray, responsabile della Multiple Sclerosis Society del Regno Unito – che il nuovo trattamento può essere in grado di stabilizzare o migliorare la disabilità in alcune persone, potrebbe tuttavia, non essere efficace per tutti i malati”.
La ricerca è stata pubblicata sul Journal of American Medical Association.