I ricercatori della University of California San Diego School of Medicine hanno sviluppato un nuovo metodo, realizzato con la combinazione di strategie non invasive, per valutare la progressione della steatosi epatica non alcolica (NAFLD) in stadi più pericolosi e letali come la fibrosi avanzata e la cirrosi.
I risultati sono pubblicati il 5 ottobre 2016 in Epatology.
La steatosi epatica non alcolica si verifica quando il grasso si accumula nelle cellule del fegato. La causa precisa non è nota, ma l’obesità, il diabete, la dieta e genetica giocano un ruolo sostanziale nello sviluppo della condizione.
La maggior parte delle persone affette da NAFLD mostrano pochi o nessun sintomo, ma la condizione può progredire in steatoepatite non alcolica (NASH), una forma più estrema della malattia, che a sua volta può portare a cirrosi o cancro del fegato. La malattia causa eccessiva produzione di collagene, una proteina strutturale extracellulare che in sovrabbondanza può portare a cicatrici e disfunzione nei tessuti colpiti, in questo caso, il fegato.
( Vedi anche: Steatosi epatica non alcolica: individuato nuovo trattamento farmacologico).
“La progressione della condizione, da NAFLD a NASH o fibrosi lieve (ispessimento e cicatrizzazione del tessuto) e cirrosi, varia molto da paziente a paziente”, ha spiegato Rohit Loomba,Professore di Medicina presso la UC San Diego School of Medicine e Direttore del Nonalcoholic Fatty Liver Disease Research Center at UC San Diego Health. “Avere una tecnica diagnostica in grado di prevedere in modo efficace la progressione clinica individuale della malattia fibrotica, ossia sapere precocemente quali pazienti hanno maggiori probabilità di sviluppare gravi problemi di salute del fegato, sarebbe ovviamente estremamente utile”.
Il gold standard attuale per il monitoraggio della progressione della fibrosi, sono ripetute biopsie epatiche, problematiche per diverse ragioni. Esse sono invasive. Vi è un correlato rischio per la salute e il campionamento può non cogliere appieno lo stato fibrotico di un fegato.
Negli ultimi anni, le tecnologie scanning non invasive, come la risonanza magnetica (MRI), sono state utilizzate per misurare la rigidità del fegato (un indicatore della fibrosi). Queste tecnologie, possono solo valutare lo stato della malattia al momento e non possono fornire una valutazione più cinetica del processo metabolico e del tasso di cicatrici.
“Come risultato, i pazienti con malattia fibrotica in rapida progressione, sono in genere identificati solo quando sono nelle ultime fasi della condizione”, ha detto Loomba, ” quando i trattamenti e l’efficacia sono più limitati”.
Nel loro studio, Loomba e colleghi hanno chiesto a 21 pazienti con sospetta NAFLD di ingerire “acqua pesante” (una forma di acqua che contiene il deuterio, una forma più “pesante” di idrogeno) da due a tre volte al giorno per 3-5 settimane prima di un biopsia epatica. L’acqua pesante è stata utilizzata per etichettare e misurare la crescita del collagene. Inoltre, campioni di sangue da partecipanti allo studio, sono stati misurati per valutare i tassi di sintesi del collagene e la risonanza magnetica adottata per valutare la rigidità del fegato.
I ricercatori hanno scoperto che tutti questi strumenti di valutazione sono correlati con i rischi stabiliti della progressione della malattia fibrotica e quindi utili per definire la progressione della malattia.
“Se confermati in studi più grandi, questi risultati hanno implicazioni potenziali per tracciare il futuro corso della malattia e gestire il trattamento dei pazienti”, ha concluso Loomba.
Fonte: UC San Diego Health