La steatosi epatica è associata in modo indipendente all’ insufficienza cardiaca subclinica nelle persone obese, secondo un nuovo studio pubblicato online sulla rivista Radiology. I risultati aggiungono un ulteriore sostegno all’ importanza di interventi alimentari in tali pazienti.
La steatosi epatica non alcolica (NAFLD) è la malattia del fegato più comune, con una prevalenza fino al 30 per cento nella popolazione generale e tra il 70 e il 90 per cento tra le persone obese o che hanno il diabete tipo 2.
NAFLD viene considerata come una manifestazione della sindrome metabolica, un gruppo di fattori di rischio come l’ipertensione arteriosa, l’eccesso di grasso addominale e alti livelli di colesterolo cattivo che aumentano il rischio di attacchi cardiaci, ictus e altri problemi di salute.
“Uno degli aspetti unici del nostro studio è che abbiamo preso in considerazione tutti i singoli componenti della sindrome metabolica come possibili fattori confondenti in questa associazione, poichè la sindrome metabolica è associata con NAFLD e con malattie cardiovascolari,” ha spiegato l’autore dello studio Ralph L. Widya, MD, della Leiden University Medical Center di Leiden, nei Paesi Bassi.
Per lo studio, il Dottor Widya e colleghi hanno usato la risonanza magnetica nucleare protonica per misurare in modo non invasivo il contenuto epatico di trigliceridi, una misura del grasso nel fegato e la risonanza magnetica cardiaca per valutare la funzione diastolica ventricolare sinistra, in 714 uomini e donne di età compresa tra i 45 e 65 anni. Dei 714 pazienti, il 47 per cento sono stati classificati come in sovrappeso e il 13 per cento sono stati classificati come obesi.
Il ventricolo sinistro è la principale camera di pompaggio del cuore e la funzione diastolica si riferisce alla fase del battito cardiaco quando il cuore si rilassa per riempirsi di sangue.Anomalie della funzione diastolica, rappresentate dal riempimento inefficiente del cuore, svolgono un ruolo importante nell’ intolleranza all’esercizio in pazienti con insufficienza cardiaca. La disfunzione diastolica è stata clinicamente sottovalutata e sta guadagnando grande attenzione da parte di cardiologi e medici di medicina generale, secondo l’autore dello studio, il Dr Hildo J. Lamb, MD, Ph.D., della Leiden University Medical Center.
I risultati hanno indicato che un aumento del contenuto di trigliceridi epatici è associato ad una diminuzione della funzione media diastolica ventricolare sinistra nel sottogruppo degli obesi della popolazione partecipante allo studio. L’associazione tra il contenuto di trigliceridi epatici e funzione ventricolare sinistra diastolica esisteva indipendentemente dalla sindrome metabolica, il che suggerisce che il fegato grasso potrebbe, almeno nelle persone obese, rappresentare un rischio di disfunzione cardiaca al di sopra e al di là di noti fattori di rischio cardiovascolare che sono raggruppati all’interno della sindrome metabolica.
“I nostri risultati possono essere di grande importanza nella stratificazione del rischio cardiovascolare nell’ obesità, perché c’è una grande variazione del grado di steatosi epatica e obesità”, ha spiegato il dottor Widya. “Inoltre, un maggiore impegno dovrebbe essere applicato agli interventi dietetici per ridurre o prevenire la steatosi epatica“.
“Le ragioni del legame tra steatosi epatica e la funzione del cuore sono sconosciute” ha detto il Dottor Widya, ” ma potrebbe essere correlato a diversi fattori, tra cui la presenza di globuli bianchi chiamati macrofagi che combattono le infezioni o aumentata espressione nel fegato, di piccole proteine note come citochine”.
“Ulteriore ricerca è necessaria per studiare l’effetto di NAFLD sugli eventi cardiovascolari”, secondo i Drs. Widya e Lamb, “e sono necessari ulteriori studi per indagare in che misura esiste l’associazione e si differenzia tra peso normale, le persone in sovrappeso e obesi”.
Fonte: http://www.eurekalert.org/pub_releases/2016-01/rson-slf012016.php