HomeSaluteTumoriStadio avanzato di cancro ovarico trattato con nanomedicina mirata

Stadio avanzato di cancro ovarico trattato con nanomedicina mirata

I ricercatori della Rutgers University del New Jersey, hanno utilizzato un approccio di nanomedicina che ha trattato con successo di topi affetti da stadio avanzato di cancro ovarico.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Clinical Cancer Research.

Il team spiega come una proteina fuori controllo, chiamata CD44, favorisce lo sviluppo della resistenza ai farmaci, nello stadio avanzato di cancro ovarico .

Il cancro ovarico è il più mortale cancro negli Stati Uniti. Il National Cancer Institute stima che ci saranno 22.240 nuovi casi e 14.030 decessi dovuti alla malattia, nel 2013. Inoltre, il cancro ovarico è la terza – quarta causa di morte per cancro delle donne nei paesi Europei.

Non è facile individuare il cancro ovarico nelle fasi iniziali e non esiste un metodo di screening efficace, quindi la maggior parte delle donne non scopre di avere la malattia fino a quando non si è diffuso ad altri organi. A questo punto, la chirurgia e la chemioterapia non sono altrettanto efficaci.

Targeting CD44 per aggirare la resistenza ai farmaci nel cancro ovarico

Il tasso di sopravvivenza per i pazienti con carcinoma ovarico in stadio avanzato a cinque anni, è del 30%. I ricercatori ritengono che questo accade principalmente a causa dell’ attività aberrante della proteina CD44 e alla sua capacità di rendere la fase tardiva della malattia, resistenti ai farmaci.

L’autore dello studio, il Dott. Lorna Rodriguez, un oncologo e direttore dello studio alla Rutgers Cancer Institute del New Jersey, spiega:

“Una volta che il cancro ovarico diventa resistente ai farmaci, non possiamo più curarlo. Aggirare lo sviluppo della resistenza ai farmaci è un approccio ragionevole e urgente.

Nanoparticelle, simili a droni, possono attraversare la massa densa che circonda il tumore  trasportare il medicinale in maniera selettiva nelle cellule malate, in concentrazioni maggiori (+33%) e senza danneggiare i tessuti sani”.

 

Nell’articolo, i ricercatori descrivono come hanno usato piccole molecole per attaccare i geni della proteina CD44 in eccesso, in metastatiche cellule tumorali ovariche isolate da pazienti.

Le molecole che inibiscono il gene CD44, sono state consegnate da un sistema di erogazione a base nanoscala-(DDS) che comprendeva anche il paclitaxel farmaco antitumorale nel “payload”.

I ricercatori hanno testato il sistema sui topi modificati per avere una forma di cancro ovarico simile a quello trovato negli esseri umani, iniettati di tessuto tumorale dei pazienti.

I risultati hanno mostrato che il trattamento ha ucciso le cellule cancerose nei topi, il loro tumore si è ridotto, ha lasciato intatto il tessuto sano e ha anche causato meno effetti collaterali, rispetto alla terapia farmacologica convenzionale.

CD44 non si limita al cancro ovarico. Vanta la sua presenza anche in molti altri tipi di cancro e per questo i ricercatori credono che la consegna del farmaco con la strategia della nanomedicina può anche contribuire a trattare altri tipi di tumore.

“Il passo successivo è quello di sviluppare un prototipo di nanomedicina per il consumo umano, da testare in studi clinici”, affermano i ricercatori, che sperano di aver aperto una strada a nuovi trattamenti farmacologici per combattere il cancro,che migliorerà significativamente la prognosi dei pazienti.

Fonte: Rutgers ricerca news 6 dicembre 2013.

Newsletter

Tutti i contenuti di medimagazine ogni giorno sulla tua mail

Articoli correlati

In primo piano