(SM-Immagine:Demielinizzazione da SM. Il tessuto colorato CD68 mostra diversi macrofagi nell’area della lesione. Scala originale 1:100. Credito: CC BY-SA 3.0 Marvin 101/Wikipedia).
Un team di ricercatori di Atara Biotherapeutics ha condotto un piccolo studio clinico di Fase I di un terapeutico chiamato ATA188 che prende di mira le infezioni di Epstein-Barr (EBV) come trattamento per la sclerosi multipla (SM).
I rappresentanti di Atara Biotherapeutics hanno presentato i loro risultati a un evento EBV e MS Day. Un comunicato stampa della fine dello scorso anno ha descritto i risultati della loro sperimentazione clinica.
La SM è una malattia del sistema nervoso centrale in cui il sistema immunitario attacca la guaina che ricopre e protegge le cellule nervose. E EBV è un virus noto anche come herpesvirus umano 4; è una delle infezioni virali più comuni negli esseri umani. Alcuni scienziati hanno stimato che circa il 95% delle persone vive oggi è stato infettato dal virus ad un certo punto. Oltre ad essere la causa principale della mononucleosi, si ritiene che svolga un ruolo in diverse malattie autoimmuni come la sindrome da stanchezza cronica, l’encefalomielite e forse la SM. Ricerche precedenti hanno dimostrato che il virus entra in uno stato dormiente dopo l’attacco del sistema immunitario, per poi riemergere in seguito, causando problemi.
Un lavoro precedente ha dimostrato che il sistema immunitario potrebbe confondersi quando attacca l’EBV attaccato alle cellule nervose, causando la rottura della guaina mielinica. Se è così, hanno ragionato i ricercatori, l’uccisione del virus dovrebbe fermare gli sforzi del sistema immunitario. A tal fine, hanno sviluppato ATA188, una terapia che utilizza i globuli bianchi del donatore per dare la caccia e uccidere le cellule che ospitano il virus prendendo di mira gli antigeni sulle loro superfici.
Vedi anche:SM: l’interruzione della risposta immunitaria migliora gli esiti
La sperimentazione ha coinvolto 24 volontari, ognuno dei quali aveva la forma progressiva di SM. Venti di loro hanno visto miglioramenti o stabilità dei sintomi. I ricercatori hanno anche scoperto che nessuno dei volontari ha avuto effetti collaterali negativi. Le scansioni cerebrali dei volontari hanno indicato segni di inversione del danno, dove si stava verificando la rimielinizzazione.
I ricercatori riconoscono che i loro risultati sono estremamente preliminari: il gruppo di volontari era piccolo e non c’era un gruppo di controllo. Ma sostengono che questi risultati sono comunque significativi e hanno in programma di condurre uno studio di Fase II nel prossimo futuro.
Fonte:Medicalxpress