HomeSaluteBiotecnologie e GeneticaSindrome di Barth: scoperto un potenziale nuovo bersaglio farmacologico

Sindrome di Barth: scoperto un potenziale nuovo bersaglio farmacologico

Sindrome di Barth-Immagine: astratto grafico-Credit Nature Metabolism- Credit Public Domain.

“La sindrome di Barth, ha preso il nome del pediatra e neurologo olandese Peter Barth, che la descrisse per la prima volta nel 1983. È una malattia rara legata ad un disordine del cromosoma X che provoca un alterato metabolismo dei fosfolipidi. È caratterizzata da un quadro clinico molto variabile da soggetto a soggetto che comprende la cardiomiopatia, miopatia scheletrica, neutropenia, ritardo della crescita prepuberale, aciduria organica e una facies caratteristica soprattutto nell’infanzia”.

In un articolo pubblicato su Nature Metabolism, i ricercatori dell’Università di Pittsburgh descrivono in dettaglio un potenziale nuovo bersaglio e un candidato farmaco a piccole molecole per il trattamento della sindrome di Barth, una malattia genetica rara, pericolosa per la vita e attualmente incurabile con conseguenze devastanti.

La sindrome di Barth colpisce circa 1 bambino su 300.000-400.000 nati in tutto il mondo. Le persone con questa condizione hanno muscoli e cuore deboli e sperimentano affaticamento debilitante e infezioni ricorrenti.

I ricercatori della University of Pittsburgh hanno scoperto che “la causa di questa sindrome è, almeno in parte, nei mitocondri difettosi e hanno identificato un colpevole molecolare che potrebbe essere preso di mira per invertire potenzialmente il decorso della malattia in futuro”.

Nelle persone sane, un lipide noto come cardiolipina o CL, subisce una serie di trasformazioni, note come rimodellamento, all’interno dei mitocondri“, spiega l’autore senior dello studio, la Dott.ssa Valerian Kagan, Prof.ssa di salute ambientale e occupazionale presso la University of Pittsburgh School of Public Health.

Nelle persone con la sindrome di Barth, tuttavia, un gene cruciale ospitato nei mitocondri, chiamato tafazzina (TAZ), è mutato.Senza TAZ, il rimodellamento del CL viene interrotto e i lipidi dannosi si accumulano”.

Per quest’ultima indagine, il team ha utilizzato modelli computazionali e studi in vitro sia su cellule di mioblasti di topo che su campioni di tessuto cardiaco umano di persone con sindrome di Barth.

Abbiamo scoperto che la liso-cardiolipina, un intermedio che si accumula nelle cellule mutanti carenti di TAZ, interagisce con la proteina mitocondriale citocromo c, convertendola in un enzima demoniaco che ossida tutto ciò che lo circonda“, ha detto Kagan.

A quanto pare, questa ossidazione eccessiva nelle cellule carenti di TAZ potrebbe essere prevenuta. Il team ha dimostrato che un composto noto come acido oleico sostituito con imidazolo o IOA, potrebbe bloccare la formazione di tali complessi e migliorare la funzione motoria e la resistenza in un modello di moscerino della frutta affetto da sindrome di Barth.

Leggi anche:Individuati nuovi farmaci per la Sindrome da deplezione del DNA mitocondriale

In futuro, questa scoperta potrebbe aprire la strada alla correzione della carenza genetica di Tafazzina e al miglioramento della funzione mitocondriale attraverso terapie basate su piccole molecole.

Fonte: Nature Metabolism

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