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Un nuovo studio condotto dall’Università di Calgary potrebbe portare ad una nuova comprensione e ad un nuovo trattamento delle malattie autoimmuni come il diabete di tipo 1, la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide. La complessità di queste malattie hanno reso molto difficile sviluppare trattamenti che possono fermare la malattia senza compromettere la normale immunità.
Utilizzando modelli animali e cellule umane in modelli animali, i ricercatori della University’s Cumming School of Medicine, hanno scoperto un nuovo meccanismo che blocca l’attacco immunitario e hanno sviluppato una nuova classe di farmaci che sfrutta questo meccanismo per il trattamento di varie malattie autoimmuni, senza compromettere l’intero sistema immunitario.
Lo studio è pubblicato nel numero di febbraio della prestigiosa rivista Nature .
“Questa scoperta è significativa perché ora sappiamo come fermare le malattie autoimmuni in un modo altamente specifico senza compromettere l’immunità generale,” dice il Dott Pere Santamaria, Professore presso il Dipartimento di Microbiologia, Immunologia e Malattie infettive, e membro della University’s Snyder Institute for Chronic Diseas.
Più di 80 malattie autoimmuni colpiscono le persone in tutto il mondo. In queste malattie, i globuli bianchi, solitamente responsabili di combattere i patogeni, come batteri e virus, a volte erroneamente attaccano le cellule “buone” del corpo, causando la loro distruzione.
Lo studio di Santamaria dimostra che le nanoparticelle (particelle migliaia di volte più piccoli di una cellula tipica) con target proteici che agiscono come ‘esca’ per le cellule bianche del sangue che provocano la malattia, possono essere utilizzate per riprogrammare li globuli bianchi e sopprimere la malattia che avevano intenzione di provocare. Questa nuova classe di farmaci chiamati Navacims®, sfrutta un processo naturale, finora sconosciuto, che viene collegato al nostro sistema immunitario per proteggerci contro le malattie autoimmuni.
Santamaria ha dimostrato che le nanomedicine che sfruttano questo meccanismo possono essere utilizzate per trattare tutte le malattie autoimmuni negli animali, semplicemente cambiando l’ “esca” sulle nanoparticelle. Lo studio mostra anche che questo meccanismo funziona in animali trapiantati con le cellule bianche del sangue umano.
I farmaci utilizzati attualmente per il trattamento di malattie autoimmuni, sopprimono anche l’immunità normale lasciando l’individuo suscettibile ad altre malattie.
I nuovi farmaci di Santamaria sono attualmente in fase di sviluppo per il trattamento di specifiche malattie autoimmuni umane da parte di Parvus Therapeutics, Inc., una società di biotecnologie, in collaborazione con Innovate Calgary.