Pesce grasso-Immagine Credit Public Domain-
Un nuovo studio dell’Università della Finlandia orientale ha scoperto che il consumo di pesce grasso abbassa l’indice lipofilo, indicativo di una migliore fluidità della membrana cellulare, in individui con alterato metabolismo del glucosio o malattia coronarica. Questo indice lipofilo più basso, legato a particelle HDL più grandi e ridotto rischio cardiovascolare, non è stato osservato nei partecipanti che consumavano pesce magro o olio di camelina sativa.
Ma quali sono i pesci grassi? Sono i pesci con un valore lipidico superiore al 10% e tra questi troviamo lo sgombro, l’aringa, il salmone e l’anguilla.
Un recente studio condotto dall’Università della Finlandia orientale ha scoperto che il consumo di pesce grasso può abbassare l’indice lipofilo in soggetti con alterato metabolismo del glucosio o malattia coronarica.
L’indice lipofilo è un indicatore della fluidità delle membrane cellulari. Più basso è l’indice lipofilo, migliore è la fluidità della membrana. Questo ultimo studio, pubblicato su Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases, ha anche collegato un indice lipofilico ridotto con un aumento della dimensione media delle particelle HDL e una maggiore concentrazione di particelle HDL più grandi, il che suggerisce un beneficio cardiovascolare.
L’indice lipofilo è stato introdotto per descrivere la fluidità della membrana, che può modificare la funzione delle cellule e delle proteine legate alla membrana. La lunghezza e la saturazione degli acidi grassi nelle membrane influenzano la fluidità della membrana. Ad esempio, gli acidi grassi nei lipidi sierici o nelle membrane degli eritrociti possono essere utilizzati per calcolare l’indice lipofilo.
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I ricercatori hanno utilizzato i dati di due studi clinici randomizzati per studiare gli effetti dell’assunzione di olio di pesce e camelina sativa sull’indice lipofilo. Il primo studio ha incluso 79 uomini e donne con ridotta tolleranza al glucosio. Il secondo studio ha incluso 33 uomini e donne con malattie cardiovascolari.
I partecipanti allo studio sono stati divisi casualmente in quattro gruppi per un intervento di 12 settimane: il gruppo dell’olio di camelina, il gruppo del pesce grasso, il gruppo del pesce magro e il gruppo di controllo nel primo studio. Nel secondo studio, i soggetti sono stati divisi casualmente in consumatori di pesce grasso, pesce magro e gruppi di controllo per un intervento di 8 settimane. L’indice lipofilo è stato calcolato sulla base degli acidi grassi della membrana eritrocitaria nel primo studio e degli acidi grassi fosfolipidici sierici nel secondo studio.
In entrambi gli studi, mangiare quattro pasti a settimana di pesce grasso ha ridotto l’indice lipofilo, che indica una migliore fluidità della membrana. Una migliore fluidità della membrana è stata associata a un minor rischio cardiovascolare. Una migliore fluidità della membrana misurata dall’indice lipofilo è stata anche associata a particelle HDL più grandi, che sono state anche associate a un rischio cardiovascolare inferiore. Mangiare pesce magro o olio di camelina sativa non ha influenzato l’indice lipofilo.
Fonte:Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases