Secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology da Stanley Hazen e colleghi della Cleveland Clinic, i batteri intestinali sembrano contribuire alla progressione dello scompenso cardiaco, attraverso la produzione di TMAO (trimetilammina N-ossido)
Per lo studio, i ricercatori hanno seguito per cinque anni 720 pazienti con scompenso cardiaco ed hanno scoperto che elevati livelli di TMAO sono associati ad un aumentato rischio di peggioramento dello scompenso cardiaco e di mortalità correlata, indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio.
Tra i marker di rischio cardiovascolare spiccano il BNP ed il pro-BNP, particolarmente utili per valutare il rischio di insufficienza cardiaca (scompenso cardiaco) ed in generale di disfunzioni del ventricolo sinistro (come l’ipertrofia ventricolare cardiaca).
I risultati della ricerca hanno dimostrato che i pazienti con elevati livelli di BNP, ma bassi livelli di TMAO, presentavano una mortalità inferiore rispetto ai soggetti con elevati livelli di entrambi. E non solo. L’aumento contemporaneo di BNP e di TMAO comporta un tasso di mortalità superiore al 50% a 5 anni.
TMAO, già correlato ad un aumentato rischio di infarto, ictus e mortalità cardiovascolare, viene prodotto dai batteri intestinali quando questi si trovano a ‘digerire’ alcune sostanze contenute nelle carni rosse, nel rosso d’uovo, nel fegato e in alcuni supplementi energetici.
“Il nostro studio – afferma Stanley Hazen, direttore del Dipartimento di Medicina Cellulare e Molecolare del Lerner Research Institute e capo della sezione Preventive Cardiology & Rehabilitation presso il MillerFamily Heart and Vascular Institute della Cleveland Clinic– suggerisce che effettuare il test del TMAO non solo consente di individuare i pazienti a maggior rischio, ma permette anche di adeguare la dieta al singolo individuo, per ridurre eventi futuri nei soggetti a più alto rischio”.
“Comprendere perché i livelli di TMAO aumentano in alcuni soggetti con scompenso cardiaco – sostiene il coautore dello studio W.H. Wilson Tang, del Dipartimento di Medicina Cardio-vascolare, Miller Family Heart e Vascular Institute e Lerner Research Institute – potrebbe fornire importanti informazioni sui meccanismi attraverso i quali i batteri intestinali contribuiscono alla progressione dello scompenso cardiaco”.
Lo studio appena pubblicato riparte da un precedente lavoro nel quale gli stessi ricercatori avevano scoperto che elevati livelli di TMAO sono associati ad un aumentato rischio di cardiopatie, anche in assenza dei tradizionali fattori di rischio cardio-vascolari. I ricercatori avevano dimostrato anche che TMAO viene prodotta dalla digestione della carnitina, contenuta nella carne e in alcuni energy drink, e della fosfatidilcolina (o lecitina), da parte dei batteri intestinali.
Il microbiota sarebbe dunque indispensabile nella formazione di TMAO nell’uomo ed esiste una netta correlazione tra livelli di TMAO e rischio di futuri eventi cardiovascolari, quali infarti, ictus, scompenso cardiaco e mortalità correlata, anche nei soggetti senza evidenze precedenti di rischio di cardiopatie. Un adeguamento della dieta, che preveda l’esclusione di questi alimenti, potrebbe avere un effetto preventivo.