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Sclerosi multipla: scoperto nuovo obiettivo terapeutico

Un nuovo obiettivo terapeutico offre una promettente strada per il trattamento della sclerosi multipla
L’astroglia (una classe di cellule neurali) dei pazienti con SM produce in eccesso una proteina canale nota come connessina 43. Questa sovrapproduzione facilita il rilascio di sostanze chimiche pro-infiammatorie che innescano una risposta immunitaria dannosa, causando in ultima analisi danni ai neuroni. In questo studio su modello animale della SM, i ricercatori hanno osservato che il blocco di questa proteina canale con un inibitore chiamato INI-0602 ha migliorato notevolmente i sintomi della SM, suggerendo il potenziale della connessina 43 come nuovo bersaglio terapeutico per la SM. Credito: Ryo Yamasaki, Kyushu University

I ricercatori dell’Università di Kyushu hanno identificato un potenziale bersaglio terapeutico per il trattamento della sclerosi multipla (SM) avanzata, una patologia potenzialmente invalidante a carico del sistema nervoso centrale.

Nel loro studio, condotto utilizzando un modello sperimentale di SM nei topi, i ricercatori hanno esplorato il ruolo della connessina 43 (Cx43), una proteina coinvolta nella comunicazione cellulare e nella funzione cardiaca, e hanno verificato se colpire questa proteina con specifici bloccanti potesse migliorare i sintomi della SM.

Come la maggior parte delle malattie neurodegenerative, la SM ha opzioni di trattamento molto limitate, soprattutto quando raggiunge lo stadio cronico. In aggiunta a ciò, la SM colpisce quasi tre milioni di persone in tutto il mondo, il che la rende una malattia neurologica estremamente impegnativa.

Sebbene la nostra comprensione della natura precisa della SM sia limitata, i ricercatori hanno stabilito che la SM è causata dal sistema immunitario del paziente stesso che scatena il caos nel suo sistema nervoso centrale. In particolare, il sistema immunitario attacca la guaina mielinica protettiva che circonda le fibre nervose nel cervello e nel midollo spinale, causando demielinizzazione e creando aree di cicatrici e danni chiamate lesioni.

In uno studio del 2013, i ricercatori dell’Università di Kyushu, tra cui il Professore associato Ryo Yamasaki della Facoltà di Scienze Mediche, hanno scoperto che la produzione di Cx43 aumentava nelle cellule di supporto chiamate astroglia, in prossimità delle lesioni croniche della SM.

Cx43 è essenziale per la segnalazione cellula-cellula e svolge un ruolo chiave nella modulazione del sistema immunitario. I ricercatori hanno quindi ipotizzato che Cx43 potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere la neuroinfiammazione, un processo in cui la risposta immunitaria viene attivata per combattere l’infezione o guarire il tessuto danneggiato, nel contesto della SM, portando infine alla demielinizzazione.

Lo studio, pubblicato su Scientific Reports il 13 maggio 2024 da Yamasaki in collaborazione con ricercatori dell’International University of Health and Welfare, fornisce ulteriore supporto all’ipotesi secondo cui la Cx43 svolge un ruolo chiave nella comparsa della SM.

Lo studio ha rivelato che un farmaco chiamato INI-0602, che “tappa” e blocca efficacemente i canali Cx43, ha migliorato notevolmente i sintomi della SM nei topi da laboratorio.

I ricercatori hanno condotto una vasta serie di esperimenti su un modello murino sperimentale di SM e su cellule astrogliali coltivate nel modello murino, per comprendere gli effetti del blocco di Cx43.

I risultati di questi test e analisi sono stati piuttosto coerenti, suggerendo che INI-0602 potrebbe non solo sopprimere la sovrapproduzione di Cx43 nell’astroglia, ma anche attenuare molte delle caratteristiche distintive della SM, tra cui la demielinizzazione e l’eccessiva infiltrazione delle cellule immunitarie nel sistema nervoso.

Approfondendo ulteriormente i meccanismi alla base di questi risultati, il team ha scoperto che INI-0602 ha portato a un miglioramento dei sintomi regolando i processi immunitari. Più specificamente, il trattamento con questo composto ha ridotto i livelli di citochine pro-infiammatorie, proteine ​​prodotte dalle cellule immunitarie che attivano il sistema immunitario e ha aumentato quelli di citochine antinfiammatorie nel liquido cerebrospinale.

Il farmaco ha anche alterato la segnalazione del calcio nell’astroglia, limitandone la capacità di promuovere l’infiammazione. Insieme, questi effetti hanno ridotto la gravità della malattia nel modello murino.

Nel complesso, i risultati di questo studio hanno importanti implicazioni per le future terapie per la SM. “Prendere di mira i canali Cx43 con bloccanti specifici come INI-0602 potrebbe servire come una nuova strategia terapeutica per la SM cronica. Questo, a sua volta, potrebbe facilitare lo sviluppo di nuovi trattamenti per i pazienti con SM”, afferma Yamasaki.

Aggiunge: “I nostri risultati mettono anche in discussione una questione critica nel trattamento della SM, ovvero quella di limitare la progressione della malattia nelle fasi croniche prendendo di mira Cx43, dove i trattamenti attuali si sono rivelati meno efficaci”.

Yamasaki osserva inoltre che una strategia simile potrebbe essere applicata ad altre malattie neurodegenerative in cui l’attivazione dell’astroglia e canali come Cx43 sono fattori che modificano la malattia, come la sclerosi laterale amiotrofica.

Tuttavia, i modelli animali presentano alcuni limiti e se le stesse tecniche o farmaci possano essere utilizzati sugli esseri umani è qualcosa che deve ancora essere ampiamente testato.

Leggi anche:Sclerosi multipla: mappata l’architettura cellulare delle lesioni

Il team di ricerca sta già pianificando di lavorare su questo nel prossimo futuro. Come spiega Yamasaki, “Abbiamo in programma di condurre studi clinici in futuro per valutare la sicurezza e l’efficacia di INI-0602 nei pazienti umani con SM. Inoltre, abbiamo anche in programma di esaminare in dettaglio i meccanismi molecolari di Cx43 nell’influenzare la neuroinfiammazione e la demielinizzazione“.

Fonte:Scientific Reports 

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