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L’inquinamento atmosferico potrebbe essere un fattore di rischio per lo sviluppo della sclerosi multipla (SM), secondo un nuovo studio condotto in Italia.
La ricerca, presentata oggi al Congresso virtuale dell’Accademia europea di neurologia (EAN), ha rilevato un rischio ridotto per la sclerosi multipla negli individui che risiedono in aree rurali che hanno livelli più bassi di inquinanti atmosferici noti come particolato (PM). Ha dimostrato che il rischio di sclerosi multipla era del 29% più elevato tra le persone residenti nelle aree più urbanizzate. Il campione di studio includeva oltre 900 pazienti con SM e ha riscontrato che i tassi di SM sono aumentati di 10 volte negli ultimi 50 anni, da 16 casi per 100.000 abitanti nel 1974 a quasi 170 casi per 100.000 persone oggi. Anche se l’enorme aumento può essere parzialmente spiegato dall’aumento della sopravvivenza per i pazienti con SM, questo forte aumento potrebbe anche essere spiegato da una maggiore esposizione ai fattori di rischio.
L’analisi è stata condotta in inverno, dato che questa è la stagione con le più alte concentrazioni di inquinanti, nella regione nord-occidentale della Lombardia, dove vivono oltre 547.000 persone. Commentando i risultati del Congresso virtuale EAN, il ricercatore capo, il Professor Roberto Bergamaschi, ha spiegato: “È ben noto che le malattie immunitarie come la SM sono associate a molteplici fattori, sia genetici che ambientali. Alcuni fattori ambientali, come i livelli di vitamina D e il fumo, sono stati ampiamente studiati, ma pochi studi si sono concentrati sugli inquinanti atmosferici. Riteniamo che l’inquinamento atmosferico interagisca attraverso diversi meccanismi nello sviluppo della SM e che i risultati di questo studio rafforzino tale ipotesi “.
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