HomeSaluteCervello e sistema nervoso Rita Levi Montalcini scoprì l'Ngf, la scoperta della sua vita

Rita Levi Montalcini scoprì l’Ngf, la scoperta della sua vita

E’ un ”meraviglioso” tuttofare, la molecola scoperta dal Nobel Rita Levi Montalcini. A oltre 60 anni dalla scoperta del fattore di crescita delle cellule nervose (Nerve Growth Factor, Ngf) e’ ormai sempre piu’ chiaro che questa proteina entra in gioco anche nel controllare fenomeni finora sfuggiti a ogni formula biochimica, come l’innamoramento. L’Ngf si sta dimostrando infatti ”una molecola vitale”, che Rita Levi Montalcini ha sempre considerato importante tanto nello sviluppo dell’individuo quanto in quello della specie umana. Quando l’Ngf venne scoperto (l’11 giugno 1951, come ricordava Rita Levi Montalcini), la sua importanza sembrava legata unicamente al sistema nervoso.

Oggi le applicazioni piu’ promettenti sono quelle legate ad una possibile terapia dell’Alzheimer e i primi test stati condotti sia negli Stati Uniti, dove l’Ngf e’ stato ”impacchettato” in un virus innocuo e iniettato nel cervello per stimolare la formazione dei neuroni nelle aree lesionate. In Italia la molecola si e’ sperimentata sotto forma di collirio per curare le ulcere della cornea. Allo studio anche la possibilita’ di sperimentare l’Ngf contro la sclerosi multipla. Molte delle ricerche che stanno lentamente avvicinando l’Ngf al letto dei pazienti sono condotte nell’Istituto Europeo per le Ricerche sul Cervello (Ebri) voluto e presieduto da Rita Levi Montalcini.

Per esempio, uno dei suoi piu’ stretti collaboratori, Pietro Calissano, ha messo a punto all’Ebri un metodo di coltura delle cellule nervose nel quale e’ possibile riprodurre gli stessi danni prodotti dalla malattia di Alzheimer. Sembrano esserci nuove prospettive anche per utilizzare fattori di crescita come l’Ngf per combattere forme di depressione particolarmente difficili da trattare con i farmaci tradizionali. Sembra forte anche il legame fra Ngf e stress e nel 2005 il fattore di crescita e’ stato sperimentato a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, sull’astronauta europeo Roberto Vittori.

L’Ngf e’ infine, anche la prima’molecola degli innamorati’. Una ricerca condotta nell’universita’ di Pavia ha dimostrato che il livello di questa proteina e’ piu’ alto all’inizio dell’innamoramento e molto piu’ presente che in coppie consolidate o nei single. Sono tante le vie che si stanno esplorando: dalle arvicole, minuscoli roditori sia monogami che poligami usati come ”modello dell’innamorato” da utilizzare in laboratorio, fino agli studi che cercano le basi genetiche dei diversi stili amorosi (da chi si lascia travolgere dalla passione a chi vive l’innamoramento come una profonda amicizia, a chi lo vive solo come sessualita’).

Fonte ANSA

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