E’ stata presentata a Washington all’American Association for the Advancement of Science una nuova e promettente ricerca del San Raffaele guidata dalla ricercatrice ematologa Chiara Bonini.
L’idea di base è quella di contrastare il cancro potenziando il nostro sistema immunitario. Per farlo i ricercatori hanno utilizzato linfociti T ingegnerizzati che sono stati “armati” con dei particolari recettori chiamati CAR ( Chimeric Antigen Receptors ) che combattono le cellule tumorali. I linfociti esprimono i recettori CAR. che legano un antigene delle cellule tumorali e, in seguito, le uccidono.
Questo approccio è noto da tempo, ma non si era mai riuscito a trovare la giusta linea cellulare che potesse dare risultati soddisfacenti. I ricercatori sono riusciti stavolta a individuare un sottotipo di cellule T che non solo uccide le cellule tumorali con la risposta immunitaria, ma mantiene la memoria “anti-cancro” per anni, diventando una sorta di “vaccino”. Queste cellule sono le memory stem T cells, staminali della memoria immunologica. Il trial clinico ha coinvolto 10 pazienti affetti da leucemia acuta trapiantati di midollo osseo a partire dall’anno 2000. La ricerca prevedeva l’infusione di linfociti T del donatore, affinché il paziente potesse avere un suo sistema immunitario. Dopo 15 anni i ricercatori hanno esaminato i linfociti dei pazienti per vedere quali linee cellulari mantenevano attiva la risposta antitumorale, ed hanno selezionato le memory stem T cells.
Dice la Dott.ssa Bonini:
Se vogliamo che la risposta perduri nel tempo occorre utilizzare cellule del sistema immunitario che abbiano le qualità per resistere, e nello studio abbiamo identificato i sottotipi con queste caratteristiche: sono le ‘memory stem T cells’ o staminali della memoria immunologica. Ogni linfocita T riconosce un antigene specifico su un’altra cellula, che sia un virus dell’influenza o della varicella, o un qualunque altro agente patogeno. Nel nostro organismo ci sono poi i linfociti T che riconoscono le cellule tumorali, ma sono molto rari, mentre un paziente ha bisogno di averne molti. Il nostro compito è proprio questo: somministrargli un esercito di linfociti T anticancro costruito da noi.
Per adesso la ricerca è stata condotta sulla leucemia acuta, ma i ricercatori credono che questo approccio terapeutico possa essere applicato ad altre forme di cancro.