Poco si sa circa il ruolo del sistema immunitario del cervello nella malattia di Alzheimer. I ricercatori del Munich site of the German Center for Neurodegenerative Diseases (DZNE) e dell’ Hospital of the Ludwig Maximilian University (LMU) a Monaco hanno trovato una risposta immunitaria precoce nei soggetti con una predisposizione genetica alla malattia di Alzheimer: il loro cervello ha mostrato reazioni immunitarie anomale circa cinque anni prima della comparsa prevista della demenza. Questi risultati dimostrano che in casi di Alzheimer, i processi infiammatori nel cervello evolvono dinamicamente e sono precursori di demenza. Queste risposte immunitarie possono essere rilevate mediante una proteina nel liquido cerebrospinale, offrendo ai medici la possibilità di tracciare la progressione della malattia.
(Vedi anche:Studio offre nuovi indizi su come inizia la malattia di Alzheimer).
I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine .
Gli scienziati, guidati dal Prof. Christian Haass e dal Prof. Michael Ewers, sono stati in grado di rilevare un crescente attività immunitaria del cervello misurando i livelli della proteina “TREM2” nel liquido cerebrospinale. Le mutazioni in TREM2 aumentano il rischio di malattie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer. Suárez-Calvet e colleghi hanno misurato la quantità di una forma secreta di TREM2 (sTREM2) come marker surrogato per l’attivazione della microglia. Hanno misurato sTREM2 nel liquido cerebrospinale (CSF) di una coorte unica di 127 soggetti con AD autosomica dominante e 91 fratelli sani. Nel liquido cerebrospinale TREM2 è risultato aumentato in maniera anormale 5 anni prima della comparsa dei sintomi prevista nei pazienti con AD.
TREM2 è segregata da alcune cellule immunitarie del cervello – chiamate microglia – e rispecchia così la loro attività. Nella forma ereditaria della malattia di Alzheimer, i tempi di insorgenza della demenza possono essere previsti con precisione: i ricercatori sono stati in grado di monitorare l’aumento dei livelli di TREM2, anni prima della comparsa dei sintomi di demenza.
Prove emergenti sostengono un ruolo dell’ immunità innata e della microglia nella fisiopatologia dell’ Alzheimer. Tuttavia, nessun marcatore relativo alla microglia è stato incluso nei modelli di evoluzione temporale di AD. TREM2 è una proteina transmembrana coinvolta nella immunità innata ed è selettivamente espressa dalla microglia e geneticamente legata alla demenza e altre patologie neurodegenerative.
“La microglia, l’insieme delle cellule immunitarie del cervello, è stata considerata a lungo una componente trascurabile della glia, rimanendo in ombra rispetto ai “cugini” più appariscenti, gli astrociti. Ora invece i neuroscienziati si stanno rendendo conto che le cellule della microglia non solo rappresentano la prima linea di difesa del sistema nervoso centrale, ma hanno anche un ruolo nello sviluppo del cervello e possono essere implicate sia nei disturbi che insorgono in questa delicata fase sia nella neurodegenerazione“.
Nel cervello malato, le cellule della microglia attivate vanno a caccia di neuroni danneggiati e ne interrompono i collegamenti, le sinapsi
“La microglia stimola le cellule del cervello malate a morire, non con i depositi di proteine amiloidi, chiamate placche, che si verificano anche nella malattia di Alzheimer”, osserva Haass. “La microglia può avere una funzione protettiva, che arriva però a un punto morto quando la malattia progredisce. Siamo quindi alla ricerca di farmaci per aumentare l’attività del microglia”.
Una parte del progetto DIAN
Hanno partecipato allo studio 127 individui di età media di 40 anni, con una predisposizione genetica alla malattia di Alzheimer. La stragrande maggioranza non ha mostrato sintomi di demenza o ha avuto disturbi cognitivi solo lievi. Lo studio è stato condotto nell’ambito del cosiddetto progetto DIAN (Dominantly Inherited Alzheimer Network), una rete mondiale per la ricerca sulla forma ereditaria della malattia di Alzheimer.
Secondo Ewers: “Ci sono molte somiglianze tra la forma ereditaria della malattia di Alzheimer e la cosiddetta variante sporadica, che è molto più comune. I livelli della proteina TREM2 potrebbero quindi essere un biomarcatore utilizzato per tracciare l’attività immunitaria, mentre il morbo di Alzheimer sta progredendo, indipendentemente dal fatto che la malattia è genetica o no. TREM2 può anche servire come marcatore terapeutico per monitorare la risposta ai farmaci. Ci occuperemo di questi aspetti in futuro”.
Fonte: Science