Due forme di un peptide, derivato da una proteina umana, hanno ridotto il tumore ovarico in modo significativo in un modello animale di cancro ovarico metastatico, secondo un team guidato da ricercatori del Boston Children’s Hospital’s Vascular Biology Program alla University of Bergen and Weill Cornell Medical College Biology.
I peptidi, stimolano una risposta che ha come obiettivo direttamente le cellule tumorali e agiscono anche sui tessuti sani per rendere il microambiente tumorale ‘inospitale per le metastasi’. I risultati suggeriscono che i peptidi potrebbero servire come un modello promettente per lo sviluppo di opzioni terapeutiche dirette contro i tumori ovarici e forse altri tipi di tumore.
Un articolo, che illustra la ricerca-guidata dai co-autori Suming Wang, PhD e Anna Blois, PhD, del Boston Children’s Hospital’s, Tina El Rayes, PhD, del Weill Cornell e l’ autore senior Randolph Watnick, PhD, del Boston Children’s Hospital’s, appare in Science Translational Medicine .
Il cancro ovarico è la quinta causa di morte per cancro tra le donne, secondo l’American Cancer Society. I tumori ovarici sono spesso clinicamente silenti fino a quando non si sono diffusi. Come risultato, molte donne con tumore ovarico non vengono diagnosticate fino a quando la malattia è già avanzata. La chirurgia e la chemioterapia con taxani e gli agenti di platino sono le terapie più comuni, ma le cellule tumorali dell’ovaio spesso sviluppano resistenza a questi farmaci, lasciando alle donne con la malattia avanzata, poche opzioni terapeutiche.
Watnick ha dichiarato: “Vogliamo trovare il modo di trattare le persone con il cancro ovarico, senza dover ricorrere a un cocktail di farmaci citotossici che hanno significativi effetti collaterali”.
Negli ultimi dodici anni, il laboratorio di Watnick ha perseguito questo obiettivo, cercando di comprendere e manipolare il microambiente in cui i tumori, in particolare i tumori metastatici, crescono e prosperano. Nel 2009, i ricercatori hanno annunciato che una proteina chiamata prosaposina (PSAP) potrebbe bloccare le metastasi in modelli animali di cancro al seno e alla prostata. La prosaposina stimola le cellule immunitarie chiamate monociti a produrre thrombospondin-1 (TSP-1), una potente proteina anti-angiogenica e anti-infiammatoria che rende i tessuti altrimenti permissivi, resistenti alle metastasi.
Insieme con i collaboratori Lars Akslen, MD, PhD, dell”Università di Bergen e Vivek Mittal, PhD, del Weill Cornell, nel 2013 Watnick ha dimostrato che un peptide, un frammento di acido cinque-amino di prosaposina, è in grado di innescare la produzione di TSP-1 e potrebbe ridurre significativamente la diffusione metastatica in modelli murini di cancro della prostata, della mammella e del polmone.
Nel loro studio, Watnick, Akslen e Mittal hanno cercato di determinare se due versioni modificate di peptide, D-peptide e cyclopeptide, potrebbero, tramite TSP-1, indurre i tumori metastatici a regredire. D-peptide sostituisce due amminoacidi di peptide con D-aminoacidi (immagini speculari di normali aminoacidi che il corpo non abbatte così facilmente). Cyclopeptide è una versione ciclica di D-peptide.
D-peptide e cyclopeptide sono tre e sei volte più potenti, rispettivamente, nello stimolare il rilascio di TSP-1 e sono anche significativamente più stabili nel plasma umano.