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Nuovo approccio terapeutico per il disturbo dello spettro autistico

Nuovo approccio terapeutico per il disturbo dello spettro autistico.

Usando sofisticate tecniche di estrazione genomica e manipolazione genetica, i ricercatori del Vanderbilt University Medical Center (VUMC) hanno risolto un mistero che potrebbe portare a un nuovo approccio terapeutico per il disturbo dello spettro autistico (ASD).

Le loro scoperte, riportate lo scorso mese sul Journal of Neuroscience, hanno aperto nuovi orizzonti: per la prima volta una variazione in un gene chiamato ITGB3 ha dimostrato di alterare la fornitura di serotonina in un modello murino di ASD.

L’ autismo colpisce prevalentemente i ragazzi. Circa un terzo delle persone con disturbi dello spettro autistico ha elevati livelli ematici di serotonina. Variazioni nell’ITGB3 e nel gene per il trasporto della serotonina (SERT) che regola l’apporto di serotonina, sono state precedentemente collegate al disturbo.

( Vedi anche:Come le mutazioni nel gene CHD8 causano l’autismo).

ITGB3 è il gene per la subunità di integrina beta3, una proteina recettore che nelle piastrine, svolge un ruolo nella coagulazione del sangue.

Quale ruolo ha questa proteina nell’autismo?

Per scoprirlo, i ricercatori hanno utilizzato la banca dati del DNA di Vanderbilt, BioVU, che collega i campioni di DNA alla cartella clinica elettronica, per cercare associazioni tra una variazione di TGB3 che si trova comunemente nelle persone con ASD e disturbi neuropsichiatrici.

I ricercatori hanno trovato soprattutto nei maschi, ma non nelle femmine, disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e ASD.

I ricercatori si sono quindi rivolti a un modello murino che esprimeva la variante beta3. Hanno trovato topi maschi con variante beta3, ma non femmine, con comportamenti di tipo autistico e aumentati livelli di serotonina nel sangue.

“Quando abbiamo bloccato un enzima noto per essere attivato dall’integrina beta3, la funzione serotoninergica negli animali è tornata alla normalità”, ha detto Ana Carneiro, Assistente Professore di Farmacologia presso la Vanderbilt.

“Ciò suggerisce che l’integrina beta3 potrebbe essere un potenziale bersaglio di trattamento per l’autismo”, ha aggiunto il collega di Carneiro, James Sutcliffe, Professore associato di Fisiologia molecolare e biofisica e di Psichiatria e Scienze comportamentali.

Le variazioni di ITGB3 sono sufficienti per influenzare la segnalazione di serotonina?

“Ma cosa causa i deficit sociali nell’autismo?”, si è chiesto Carneiro. “È un problema di serotonina o è un problema di integrina? O, in alcuni casi, è di entrambi? Questi sono i prossimi interrogativi da affrontare”.

SERT è stato a lungo collegato ai disturbi dello spettro autistico. I farmaci antidepressivi chiamati inibitori selettivi del ricaptazione della serotonina o SSRI, che aumentano l’apporto di serotonina nel cervello bloccando SERT, possono alleviare alcuni dei tratti rigidi-compulsivi e i deficit di comunicazione sociale che caratterizzano la condizione.

“Ora abbiamo un modello che presenta molteplici aspetti di ciò che vediamo negli esseri umani”, ha detto il ricercatore. “La speranza è che il modello di topo possa aiutare a risolvere i misteri dell’ASD, compreso il motivo per cui i maschi hanno maggiori probabilità di sviluppare il disturbo rispetto alle femmine”.

Le ultime scoperte sono il culmine di oltre un decennio di lavoro meticoloso. Nel 2006 Sutcliffe e colleghi della Vanderbilt e dell’Università di Chicago hanno riferito per la prima volta che ITGB3 era associato a persone con ASD che avevano anche elevati livelli ematici di serotonina .

Due anni dopo Carneiro ed i suoi colleghi, lavorando in un laboratorio separato a Vanderbilt, hanno riferito che l’integrina beta3 regola fisicamente l’attività SERT nelle piastrine.

Fonte: The Journbal of Neuroscience

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