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Nuove linee guida Usa per la cardiopatia ischemica

Le modificazioni dello stile di vita e la terapia medica dovrebbero rappresentare il perno della gestione della cardiopatia ischemica stabile (IHD) nella maggior parte dei pazienti. Obiettivo principale: ridurre il rischio di morte cardiovascolare prematura e di infarto miocardico non fatale, mantenendo adeguati livelli di attività fisica e di qualità di vita.È quanto sostengono le linee guida Usa sul tema che, dopo una lunga attesa, sono state pubblicate in versione aggiornata sugli Annals of Intermal Medicine e  sono costituite da 48 specifiche raccomandazioni, molte delle quali sono dedicate alla gestione dei fattori di rischio.

L’aspetto più innovativo – introdotto nella nuova versione delle raccomandazioni – consiste in un algoritmo che riporta una serie di interventi farmacologici “evidence-based” mirati a ridurre il rischio di futuri eventi cardiovascolari. La terapia medica proposta prevede l’uso di agenti antipiastrinici, ipolipemizzanti (in particolare le statine), e beta-bloccanti. Gli ACE-inibitori vengono raccomandati in alcune classi di pazienti con IHD, come quelli affetti da diabete o con disfunzione ventricolare sinistra.

Nel documento aggiornato la farmacoterapia viene considerata di fondamentale importanza come trattamento di prima linea dei pazienti con IHD. I beta-bloccanti sono raccomandati come trattamento iniziale per il sollievo dai sintomi, mentre i calcioantagonisti o i nitrati a lunga durata d’azione sono consigliati quando i beta-bloccanti sono controindicati o determinano effetti collaterali o ancora quando il trattamento iniziale è inefficace. Si raccomanda la nitroglicerina sublinguale o spray per avere un’immediata riduzione dell’angina. Solo qualora i sintomi dovessero persistere dopo l’adozione della terapia medica va considerata l’opportunità di effettuare una rivascolarizzazione coronarica.

 Il ricorso al by-pass aortocoronarico (CABG) o all’intervento coronarico percutaneo (PCI) è considerato giustificato solo in caso di presenza di una o più lesioni significative (stenosi ≥70%). Il PCI non dovrebbe essere effettuato nei soggetti non in grado di seguire una doppia terapia antipiastrinica.
Fonte:http://annals.org/article.aspx?articleID=1392195

 

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