I ricercatori dell’ Università della Florida hanno scoperto che il gene che causa la malattia di Huntington produce un “cocktail” inaspettato di proteine mutanti che si accumulano nel cervello.
“I risultati di questo studio sono significativi perché queste proteine mutanti, recentemente identificate, uccidono i neuroni e si accumulano nel regioni del cervello che sono più colpite dalla malattia”, ha spiegato Laura Ranum, Ph.D., Direttore della UF Center for NeuroGenetics e Professore della UF College of Medicine department of molecular genetics and microbiology.
La ricerca è stata pubblicata il 18 novembre, dalla rivista Neuron.
“Dobbiamo capire perché queste proteine spazzatura si accumulano nel cervello e trovare un modo per bloccare questo processo”, ha detto la Prof.ssa Ranum.
La malattia di Huntington è una malattia ereditaria che danneggia le cellule nervose e provoca il deterioramento di parti del cervello. Causa movimenti incontrollati e problemi comportamentali e cognitivi. Non esiste una cura e non c’è modo di fermare la sua progressione, anche se i farmaci possono trattare alcuni sintomi.
lo studio, i ricercatori hanno esaminato il cervello di 12 pazienti adulti e giovani defunti, con la malattia di Huntington. Essi hanno scoperto nuove proteine che erano abbondanti nelle zone del cervello che mostravano morte delle cellule, perdita neuronale e altri segni della malattia tra cui neuroinfiammazione.
Oltre alla proteina già implicata nella malattia di Huntington, i ricercatori hanno scoperto quattro proteine che contribuiscono anche alla patologia. La malattia deriva da una mutazione genetica nel gene huntingtina che produce troppe copie di sequenze di basi di DNA note come CAG che danno luogo ad una proteina con effetti tossici. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che questo ripetersi di sequenze può indurre un processo noto come ripetizione associata a traslazione non ATG (RAN) che porta alla produzione di altre quattro proteine dannose che si accumulano nel cervello. La grande sorpresa per i ricercatori è che queste proteine RAN sono prodotte senza un segnale nel codice genetico che si pensava essere necessario per la produzione di proteine. Ciascuna delle quattro proteine RAN contiene lunghe ripetizioni di interi blocchi proteici o singoli amminoacidi.
“Queste ripetizioni proteiche risultano essere troppo lunghe per le cellule e si accumulano in aggregati che uccidono le cellule stesse”, ha spiegato Ranum.
” La presenza delle proteine RAN nelle aree degenerate del cervello, suggerisce un loro collegamento con lo sviluppo della malattia”, ha dichiarato la Dott.ssa Monica Bañez-Coronel.
“Ora sappiamo che ci sono più giocatori in campo che contribuiscono allo sviluppo della malattia di Huntington”, ha aggiunto Bañez-Coronel.
Oltre ad accumularsi nel corpo striato, una regione del cervello prevalentemente compromessa nella malattia di Huntington, i ricercatori hanno trovato le proteine RAN anche nelle corteccia, nel cervelletto e nella sostanza bianca delle regioni frontali del cervello.
Bañez-Coronel ha spiegato che per la prima volta le proteine legate alla malattia di Huntington sono state ampiamente trovate anche nella materia bianca, una parte interna del cervello contenente cellule che supportano la funzione neuronale.
Inoltre, la presenza di proteine RAN nel cervelletto – una parte del cervello nella parte posteriore del cranio che controlla il movimento e coordinazione motoria – suggerisce che esse possano essere responsabili di alcuni dei tipici movimenti incontrollati osservati nei pazienti con malattia di Huntington .
Sulla base dei loro risultati, i ricercatori credono che ci sia una possibilità che le proteine RAN contribuiscano ad altre otto malattie neurodegenerative simili, tra cui atrofia muscolare e diversi tipi di atassia spinocerebellare che sono anche causate da un aumento anomalo del numero di ripetizioni CAG .
Sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche per capire come queste proteine possano essere prodotte senza i normali segnali cellulari di trascrizione e transduzione, per poter sviluppare strategie in grado di bloccarne la produzione. Oltre alla possibilità di nuove terapie, la scoperta di queste proteine può essere utile per predire l’insorgenza della malattia, la progressione e le sue risposte al trattamento.