Pubblicato sulla rivista Cell Reports, lo studio rivela che i moscerini della frutta trattati con il litio sono vissuti più a lungo di un gruppo di controllo.
Per lo studio, il Dr. Jorge Iván Castillo-Quan dell’Institute of Healthy Ageing at the UK’s University College London (UCL) e colleghi, hanno somministrato diverse dosi di cloruro di litio a 160 moscerini della frutta adulti.
Il moscerino della frutta, o Drosophila melanogaster, è un modello ideale per lo studio della genetica umana poichè condivide il 75% degli stessi geni che causano malattie negli esseri umani.
Il team ha scoperto che quando i moscerini della frutta in età adulta sono stati trattati con basse dosi di litio sono vissuti una media del 16-18% più a lungo dei moscerini che hanno ricevuto cloruro di sodio, a prescindere dal patrimonio genetico degli insetti.
Nessun effetto negativo è stato rilevato dal trattamento con basse dosi di litio: il team ha notando che i moscerini della frutta si sono alimentati normalmente e hanno avuto una prole sana.
Dosi più elevate del farmaco, tuttavia, hanno provocato una riduzione del tempo di vita delle mosche.
L’aumento della durata della vita nei moscerini della frutta è determinato dalla capacità del litio di bloccare una molecola chiamata glicogeno sintasi chinasi-3 (GSK-3) precedentemente collegata allo sviluppo di malattie legate all’età, come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson.
Inoltre, i ricercatori hanno anche scoperto che il litio promuove l’attività di una molecola chiamata fattore nucleare 1 (eritroide–derivato)-2 (Nrf2), che è coinvolta nella protezione delle cellule contro lo stress ossidativo, un fattore chiave nel processo di invecchiamento.
Sulla base dei loro risultati, i ricercatori suggeriscono che il targeting GSK-3 potrebbe essere un bersaglio promettente nella lotta contro l’invecchiamento.
Parlando delle possibili implicazioni di questi risultati, il Dottor Castillo-Quan dice:
“Per migliorare la qualità e la durata della vita, dobbiamo ritardare l’insorgenza di malattie legate all’età. L’ identificazione di un altro obiettivo per combattere l’invecchiamento è un passo fondamentale e prendendo di mira GSK-3, potremmo scoprire nuovi modi di controllare il processo di invecchiamento nei mammiferi, compreso l’uomo”.
Claire Bale, responsabile della comunicazione presso il Parkinson’s UK che ha contribuito a finanziare lo studio, descrive i risultati come “incoraggianti”, osservando che essi possano portarci più vicino a strategie che combattono le malattie legate all’età .
“Questa ricerca ha il potenziale non solo di contribuire a creare una generazione più sana di anziani, ma anche fornire spunti importanti sul modo in cui potremmo potenzialmente trattare o anche prevenire condizioni di invecchiamento, come il morbo di Parkinson”, aggiunge il ricercatore.
Secondo il Prof. Dame Linda Partridge – autore principale dello studio e Direttore della UCL’s Institute of Healthy Ageing and the Max Planck Institute for Biology and Ageing in German, il passo successivo è quello di colpire GSK-3 negli animali più complessi, con l’obiettivo finale di sviluppare un farmaco che può essere testato negli esseri umani.
Fonte: medicalnews