I ricercatori della University of California, San Diego School of Medicine, hanno identificato un obiettivo terapeutico per il trattamento della forma più comune di melanoma uveale negli adulti. In esperimenti sui topi, un farmaco approvato dalla FDA già esistente, è stato in grado di rallentare la crescita del melanoma uveale.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati online sulla rivista Cancer Cell.
“La bellezza del nostro studio è la sua semplicità”, ha detto Kun-Liang Guan, PhD, professore di farmacologia presso la UC San Diego Moores Cancer Center e co-autore dello studio. “I nostri risultati hanno chiare implicazioni per i trattamenti terapeutici di questa malattia”
I ricercatori hanno esaminato specificamente il melanoma uveale. Uveale si riferisce collettivamente alle parti dell’occhio, in particolare all’iride, che contengono le cellule del pigmento. Come per il melanoma della pelle, il melanoma uveale è un tumore maligno di queste cellule che producono melanina.
Circa 2.000 persone negli Stati Uniti vengono diagnosticate con il melanoma uveale ogni anno. Se il tumore è limitato ad un solo occhio, il trattamento standard è la radiazione e la rimozione chirurgica dell’occhio. Ma il melanoma uveale spesso si diffonde al fegato e la determinazione del carattere metastatico della malattia è piuttosto difficile.
Gli scienziati hanno a lungo sospettato una associazione genetica con il melanoma uveale perché una delle due mutazioni del gene è presente in circa il 70 per cento di tutti i tumori. Fino a questo studio, tuttavia, non era stato identificato il meccanismo che avrebbe potuto spiegare perché e come queste mutazioni in realtà causano i tumori.
Un melanoma uveale non trattato (a sinistra) si estende su tutta la cruna di un topo. Un tumore trattato con verteporfina (a destra) è molto più piccolo e gran parte della struttura dell’occhio del topo è visibile.
Credit: UC San Diego School of Medicine
Il lavoro di Guan e colleghi dipana la relazione causale tra le mutazioni genetiche e la formazione del tumore e individua un percorso per favorire l’efficacia dei farmaci.
I due geni implicati – GNAQ e GNA11 – (note come proteine G), normalmente funzionano come interruttori molecolari che regolano il passaggio di informazioni dall’esterno verso l’interno di una cellula.
Nei loro esperimenti, gli scienziati hanno dimostrato che le mutazioni in questi geni rendono le proteine G sempre attive, con conseguente eccessiva attivazione della proteina Si-associata (YAP). L’attivazione della proteina YAP induce la crescita incontrollata delle cellule e inibisce la morte cellulare, causando tumori maligni.
Gli scienziati hanno dimostrato che il farmaco verteporfina, usato per trattare l’ anormale formazione dei vasi sanguigni nell’occhio, agisce sul percorso YAP inibendo la funzione della proteina.
Negli esperimenti sui topi, il team della UC di San Diego ha dimostrato che verteporfina sopprime anche la crescita del melanoma uveale, derivato da tumori umani.
“Abbiamo un cancro che è causato da un meccanismo genetico molto semplice”, ha concluso Guan. “E noi abbiamo ache un farmaco che inibisce questo meccanismo. Le applicazioni cliniche sono molto dirette”.
Fonte University of California – San Diego via Medical news