Gli scienziati del Dana-Farber Cancer Institute hanno dimostrato che un composto appositamente sviluppato, può impedire al mieloma multiplo di diffondersi alle ossa, in uno studio sui topi.
I risultati, pubblicati sulla rivista Cell Reports, suggeriscono che la tecnica può proteggere anche i pazienti umani.
Gli scienziati si sono concentrati sulle interazioni tra le cellule del tumore ed i tessuti circostanti, il cosiddetto microambiente. In questo studio, i ricercatori hanno esplorato perché cellule erranti di mieloma spesso si depositano nelle ossa ed hanno cercato di capire se le ossa potevano essere rese meno ospitali alle cellule di tale cancro maligno.
“Negli ultimi anni i tassi di guarigione e di sopravvivenza sono aumentati per molti tipi di tumori, la maggior parte di questi progressi riguardano i pazienti con tumori primari – tumori che non si sono diffusi oltre il loro sito iniziale”, ha detto l’autore senior dello studio, Irene Ghobrial, MD, del Dana-Farber’s Center for Hematologic Oncology. “Le metastasi restano purtroppo, una delle complicanze più temibili che abbiamo di fronte”.
L’attuale studio si è concentrato sul mieloma multiplo, perché è per natura metastatico. Le cellule del mieloma hanno origine nel midollo osseo, partono dal flusso sanguigno, e infine, arrivano alle ossa, dove formano numerose colonie – da qui il nome di mieloma multiplo.
Ghobrial e il suo team sapevano che il fattore di derivazione stromale cellulare (SDF-1), un tipo di proteina, attira alcune cellule in nuovi siti, nel midollo osseo. Essi hanno scoperto che i topi con stadi avanzati di mieloma, avevano livelli nettamente più elevati di SDF-1 nei siti delle ossa in cui si erano sviluppate le metastasi.
“Abbiamo ipotizzato che neutralizzando SDF-1, si poteva modificare l’ambiente del midollo osseo per renderlo meno ricettivo alle cellule di mieloma multiplo, ridurre cioè, l’ affinità delle cellule del mieloma” con il midollo e quindi inibire la progressione della malattia, “ha dichiarato Aldo Roccaro, MD, PhD, co-autore dello studio con il collega Antonio Sacco.
In collaborazione con la società di biotecnologie tedesca Noxxon Pharma, i ricercatori hanno testato una sostanza – denominata pegol olaptesed che si lega strettamente e specificamente a SDF-1. Esperimenti di laboratorio hanno suggerito che olaptesed pegol blocca l’attività di SDF-1, rendendolo un segnale meno allettante per le cellule tumorali e la stessa cosa è accaduta negli esperimenti i n vivo sui topi. Il risultato è stato un rallentamento della progressione della malattia e una sopravvivenza prolungata degli animali.
Non è del tutto chiaro che fine fanno le cellule del mieloma a cui è impedito di metastatizzare alle ossa.
“Sappiamo che le cellule del mieloma non possono sopravvivere a lungo se sono in circolo nel sangue e non possono aderire ad altri tessuti”, ha osservato Ghobrial. “Nei nostri esperimenti non abbiamo avuto alcuna prova che esse avevano metastatizzato e cominciato a crescere in altri tessuti”.
“I nostri risultati documentano chiaramente un effetto terapeutico di pegol olaptesed in un modello murino di mieloma avanzato”, ha continuato Ghobrial. “Il farmaco è ora in fase di sperimentazione in uno studio clinico di pazienti con mieloma multiplo”.
Fonte: Dana-Farber Cancer Institute via Medical news