Una nuova ricerca indica che belimumab, una terapia anticorpale monoclonale che si rivolge a un componente del sistema immunitario, offre notevoli benefici ai pazienti con lupus eritematoso sistemico (LES), una malattia infiammatoria cronica prevalentemente femminile che può colpire praticamente qualsiasi organo.
I risultati dello studio sono stati pubblicati in The Arthritis & Rheumatology.
Il lupus è tra le principali cause di morte nelle giovani donne ed è una malattia cronica e multisistemica autoimmune con una vasta gamma di sintomi. Il suo sviluppo comporta l‘attivazione difettosa delle cellule B – le cellule immunitarie cariche di anticorpi che attaccano batteri, virus e tossine-. Lo stimolatore linfocitario B è una molecola coinvolta nella differenziazione delle cellule B e livelli elevati possono contribuire alla produzione di autoanticorpi che colpiscono cellule e tessuti sani.
Per studiare l’efficacia e la sicurezza di belimumab, che ha come obiettivo lo stimolatore dei linfociti B, Andrea Doria, dell’Università di Padova ed i suoi colleghi, hanno condotto uno studio di fase III, in doppio cieco, controllato con placebo. I pazienti con lupus sono stati trattati con iniezioni sottocutanee settimanali di belimumab 200 mg o placebo, più terapia lupus standard, per 52 settimane. Al momento Belimumab viene somministrato mediante infusione endovenosa, ma la formulazione sottocutanea è diventata di recente disponibile.
( Vedi anche:Individuato nuovo potenziale approccio personalizzato per il trattamento del lupus).
Alla sperimentazione hanno partecipato 356 pazienti con determinate caratteristiche cliniche indicative di attività alta della malattia (ipocomplementemica e anti-dsDNA-positivo). I pazienti nel gruppo belimumab hanno sperimentato una ridotta attività del lupus, misurata da quello che viene chiamato l’indice di risposta SLE (64,6% contro 47,2%) ed una minore incidenza di grave riacutizzazioni del lupus (14,1% contro 31,5%). Inoltre, più persone nel gruppo belimumab sono state in grado di ridurre il loro fabbisogno di steroidi. Gli effetti collaterali erano simili tra i gruppi.
“La somministrazione endovenosa di belimumab è un ostacolo al trattamento per molti pazienti a causa della necessità di recarsi in ospedale per l’infusione del farmaco, pertanto un numero maggiore di pazienti potrebbe beneficiare di questo trattamento”, ha affermato il Dr. Doria. “L’ auto-somministrazione del belimumab per via sottocutanea rende superfluo l’accesso all’ospedale, il che porta a risparmi economici per i pazienti e per la comunità”.
Un rapporto di accompagnamento pubblicato in Arthritis & Rheumatology dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie per determinare il peso relativo delle morti da SLE nelle donne, classifica le morti per lupus tra le principali cause di morte nelle donne. Il rapporto rileva che durante il periodo 2000-2015, negli Stati Uniti ci sono stati 28.411 decessi femminili e ha registrato il lupus come causa sottostante o che ha contribuito alla morte. Il lupus è classificato come la decima causa di morte nella fascia d’età compresa tra i 15 ei 24 anni, la quattordicesima in gruppi di età compresa tra 25 e 34 anni e tra 35 e 44 anni e la quindicesima nella fascia di età tra 10 e 14 anni.
Fonte: Arthritis & Rheumatology