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Lotta all’obesità: nuovo percorso molecolare stimola l’organismo a bruciare i grassi

I ricercatori hanno scoperto un nuovo percorso molecolare per stimolare l’organismo a bruciare i grassi, una scoperta che potrebbe aiutare a combattere l’obesità, il diabete e le malattie cardiovascolari.

In uno studio pubblicato sulla rivista Genes & Development, un team guidato da ricercatori del Dipartimento di Biochimica presso la McGill University, ha concentrato la sua attenzione su una proteina nota come folliculina e sul suo ruolo nel regolare l’attività del grasso nelle cellule. Con la soppressione del gene che produce la folliculina nelle cellule di grasso dei topi, i ricercatori hanno innescato una serie di segnali biomolecolari che hanno indotto le cellule ad immagazzinare il grasso per bruciarlo.

Questo processo è noto come  ‘Browning’ ossia ossia “doratura” del tessuto adiposo bianco, il nuovo processo molecolare che potrebbe farci vincere la lotta contro il sovrappeso e l’obesità. Il grasso bruno deve il suo colore ai mitocondri ricchi di ferro, la cui abbondanza è un segno che una cellula è in affaticamento metabolico. Il ruolo principale del grasso bruno è quello di bruciare energia per produrre calore che aiuta a il nostro corpo a mantenere costante la temperatura.

Gli scienziati hanno recentemente scoperto un nuovo tipo di tessuto adiposo con caratteristiche simili in parte al  grasso bruno sano e in parte al grasso bianco: il grasso beige.

Il cosiddetto grasso beige è in grado di comportarsi come il grasso bruno in risposta a determinati stimoli come l’esposizione al freddo e più queste cellule sono attive e meno è probabile che possiamo accumulare depositi di grasso malsani che portano all’obesità. Dal momento della individuazione del grasso beige, la sfida è  quella di trovare il modo per convertire le cellule di grasso bianche in quelle beige-brucia energia.

“La conversione delle cellule di grasso bianco in beige o cellule di grasso bruno è un effetto auspicabile nell’obesità, diabete e sindrome metabolica, in quanto l’energia in eccesso nel corpo non viene così immagazzinata nel tessuto adiposo, ma viene bruciata nel tessuto grasso marrone o beige”, ha spiegato il Professor Arnim Pause, autore senior dello studio.

In collaborazione con Vincent Giguère, il team di ricerca ha allevato topi con cellule di grasso che non producevano folliculina. I ricercatori hanno quindi alimentato topi normali e topi folliculina-carenti con una dieta ad alto contenuto di grassi per oltre 14 settimane. I topi normali hanno guadagnato peso rapidamente, mentre i topi folliculina-carenti sono rimasti magri e non hanno avuto elevati livelli di insulina e di trigliceridi. Misurando i tassi di consumo di ossigeno e la produzione di CO2, i ricercatori hanno trovato che i topi folliculina-carenti, bruciavano più grassi. Alla fine della sperimentazione, questi topi avevano complessivamente più piccole cellule di grasso bianco e meno tessuto adiposo bianco. L’energia in più che stavano producendo li portati a tollerare meglio le temperature troppo fredde.

La svolta si basa sulle conoscenze esistenti di due proteine chiave – PGC-1α e ERRα – e sul loro coinvolgimento nella regolazione dei mitocondri nelle cellule adipose. I ricercatori, guidati da Ming Yan, e Etienne Audet-Walsh, hanno trovato che la rimozione di folliculina  favorisce l’attivazione dell’ enzima noto come AMPK, aumentando l’attività ed il numero dei mitocondri nelle cellule di grasso.

Il risultato è una riprogrammazione metabolica del tessuto adiposo che trasforma le cellule da unità di memorizzazione di grasso in “motori” per bruciare i grassi.

L’individuazione del percorso di folliculina ha aperto la strada allo sviluppo di nuovi farmaci che stimoleranno il processo di ‘Browning’.

“Dal momento che il meccanismo coinvolge una classe di proteine che possono essere bersaglio di farmaci che sono facilmente assorbiti dal corpo, una implicazione di questa ricerca è che si potrebbe sviluppare  un farmaco per stimolare l’attività delle cellule di grasso beige / marrone e quindi aiutare a gestire l’obesità e altri disordini metabolici”, ha concluso Giguère.

Fonte:McGillNewsRoom

 

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