“Le antracicline come la daunorubicina sono importanti agenti chemioterapici utilizzati in una varietà di tumori nei bambini e negli adulti, compresa la leucemia“, ha dichiarato Mittelman. “Abbiamo bisogno di capire meglio come alcune cellule della leucemia sono in grado di evitare e resistere a questa ed alle altre chemioterapie, in modo da poter sviluppare migliori strategie per migliorare i risultati dei nostri trattamenti”.
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Precedenti ricerche hanno dimostrato che l’obesità è associata a risultati più poveri di diversi tipi di cancro, inclusi i tumori del seno, del colon, ovarico e della prostata. La ricerca ha suggerito che l’eccesso di adiposità può influenzare la “farmacocinetica” della chemioterapia, o il modo in cui i farmaci vengono assorbiti, metabolizzati ed escreti dal corpo.
Mittelman e colleghi hanno cercato di esaminare come l’obesità può alterare l’efficacia della daunorubicina. Hanno coltivato linee cellulari acute linfoblastiche (LLA) con adipociti, in seguito trattate con daunorubicina. I ricercatori hanno indagato se il tessuto adiposo umano da pazienti affetti da tumore può metabolizzare la daunorubicina.
Esaminando le cellule di grasso nel midollo osseo dei bambini con leucemia, i ricercatori hanno dimostrato che:
- La presenza di adipociti riduce significativamente l’accumulo di daunorubicina nelle cellule LLA.
- Gli adipociti hanno assorbito l’agente chemioterapico, rimuovendolo dal microambiente della leucemia. Le cellule di leucemia trattate con daunorubicina sono sopravvissute e proliferate meglio nei campioni che contenevano adipociti.
- Gli adipociti metabolizzano la daunorubicina. Gli enzimi nelle cellule grasse hanno modificato la struttura della molecola chemioterapica, rendendola molto meno tossica per le cellule della leucemia.
Commenti degli autori: “La constatazione che le cellule grasse umane possono metabolizzare e inattivare una chemioterapia è nuiova e sorprendente”, ha detto Mittelman. “Questo studio è importante per la leucemia e per molti altri tumori che crescono nel midollo osseo o intorno alle cellule adipose, in quanto ciò significa che le cellule adipose potrebbero rimuovere la chemioterapia dall’ambiente e consentire alle cellule tumorali di sopravvivere“.
L’ autore dello studio Etan Orgel, dell’ Ospedale pediatrico di Los Angeles e assistente di pediatria clinica alla Keck School of Medicine dell’Università della California meridionale, ha dichiarato che i risultati dello studio indicano la necessità di ulteriori ricerche per determinare se gli adipociti hanno un effetto simile su altri tipi di chemioterapia e se un effetto simile si verifica in altri tipi di cancro.
“Una comprensione più approfondita del processo potrebbe portare ad un trattamento più efficace scegliendo o progettando farmaci chemioterapici più resistenti agli enzimi delle cellule adipose”, ha affermato il ricercatore.
Limitazioni dello studio: Mittelman ha dichiarato che la limitazione primaria dello studio è che i ricercatori non sono stati in grado di misurare la concentrazione esatta di daunorubicina nelle cellule della leucemia, nei pazienti.
Fonte: EurekAlert