La scoperta potrebbe offrire un nuovo approccio per il trattamento di questa cronica, grave e invalidante malattia del cervello.
La schizofrenia si sviluppa in circa l’1% della popolazione generale, ma si verifica nel 10% delle persone che hanno un parente di primo grado con la malattia, come ad esempio un genitore.
Il trattamento della malattia finora si è concentrato su uno squilibrio nelle complesse, interconnesse reazioni chimiche del cervello, prendendo di mira i neurotrasmettitori dopamina e il glutammato. Tuttavia, i farmaci utilizzati per trattare la condizione hanno spesso effetti collaterali gravi.
I nuovi risultati sollevano la possibilità che un test precoce dei soggetti più a rischio potrebbe consentire loro di essere trattati abbastanza presto da evitare i più gravi sintomi della malattia.
I ricercatori (MRC) del Medical Research Council Clinical Sciences Centre, con sede presso l’Imperial College di Londra – in collaborazione con i colleghi del King College di Londra – hanno usato la tomografia ad emissione di positroni (PET) per misurare i livelli di attività delle cellule immunitarie del cervello.
Livelli più elevati di microglia in persone con schizofrenia
Le cellule immunitarie, note come microglia, rispondono ai danni e infezione nel cervello. Esse sono anche responsabili della “riorganizzazione”, delle connessioni tra le cellule cerebrali al fine di farle funzionare nel miglior modo possibile.
I ricercatori hanno testato un gruppo di 56 persone, di cui alcune già con diagnosi di schizofrenia, alcune a rischio della malattia e altre avevano sintomi o rischio del disturbo.
Essi hanno scoperto che i livelli di attività del microglia nel cervello risultano aumentati a seconda della gravità dei sintomi delle persone con schizofrenia e che le persone con schizofrenia diagnosticata avevano alti livelli di attività di queste cellule immunitarie nel loro cervello.
Peter Bloomfield, autore principale dello studio presso la MRC Clinical Sciences Centre, dice:
“I nostri risultati sono particolarmente emozionanti perché in precedenza non era noto se queste cellule si attivano prima o dopo l’insorgenza della malattia”.
Gli effetti della schizofrenia possono essere devastanti per i pazienti e per le loro famiglie.
Comportamenti pericolosi o inappropriati possono anche provocare, oltre a qualche rischio di abuso di sostanze, il suicidio.
Il Dr. Oliver Howes, capo del gruppo di imaging presso MRC Clinical Sciences Centre, descrive la schizofrenia come una “malattia potenzialmente devastante”, per la quale sono disperatamente necessari nuovi trattamenti. Egli ritiene che questo studio sia particolarmente promettente, in quanto suggerisce che l’infiammazione può portare alla schizofrenia e altri disturbi psicotici ed indica la via per lo sviluppo di nuovi trattamenti.
Il passo successivo sarà quello di verificare se i trattamenti anti-infiammatori possono indirizzare tali disturbi e trattare in modo più efficace, la malattia.
Fonte.Microglial Activity in People at Ultra High Risk of Psychosis and in Schizophrenia: An [11C]PBR28 PET Brain Imaging Study, Peter S. Bloomfield, M.Sc., et al., American Journal of Psychiatry, doi: 10.1176/appi.ajp.2015.14101358, published online October 2015, abstract.