I ricercatori dell’Università di Waterloo hanno compiuto progressi verso la previsione di chi è suscettibile di cinetosi ossia sentirsi male a causa della tecnologia della realtà virtuale.
In uno studio recente, i ricercatori hanno scoperto che potevano predire se un individuo avrebbe sperimentato il cybersickness (cinetosi causato dalla realtà virtuale ) in risposta a un campo visivo in movimento. I ricercatori pensano che questa conoscenza li aiuterà a sviluppare contromisure al cybersickness.
Cybersickness comporta nausea e disagio che possono durare per ore dopo aver partecipato ad applicazioni di realtà virtuale (VR) che sono diventate prevalenti nel gioco, nell’addestramento delle abilità e nella riabilitazione clinica.
“Nonostante i costi ridotti e i significativi vantaggi offerti dalla realtà virtuale, un numero elevato di utenti non è in grado di utilizzare la tecnologia per più di un breve periodo perché può sentirsi male”, dice Séamas Weech, un ricercatore postdottorato presso il Dipartimento di Kinesiologia e autore principale dell’articolo. “I nostri risultati mostrano che questo è in parte dovuto alle differenze nel modo in cui le persone usano la visione per controllare il loro equilibrio: perfezionando il nostro modello predittivo, saremo in grado di valutare rapidamente la tolleranza di un individuo per la realtà virtuale e adattare la sua esperienza di conseguenza“.
Nel condurre il loro lavoro, i ricercatori hanno raccolto diverse misure sensomotorie, come il controllo del bilanciamento e la sensibilità all’auto-movimento, da 30 partecipanti sani tra i 18 ed i 30 anni.
I ricercatori hanno quindi esposto i partecipanti alla VR allo scopo di prevedere la gravità della cinetosi. Usando un modello di regressione, hanno previsto in modo significativo quanti partecipanti hanno sperimentato la cinetosi dopo essere stati esposti a un simulatore spaziale a gravità zero in VR.
“Sapere chi potrebbe soffrire di cybersickness e perché, ci permette di sviluppare interventi mirati per aiutare a ridurre, o addirittura prevenire, l’insorgenza dei sintomi”, ha detto Michael Barnett-Cowan, Professore di neuroscienza nel Dipartimento di Kinesiologia e autore senior dell’ articolo. “Considerando che questa tecnologia è in una fase di crescita nelle industrie come il gioco, il design, la medicina e l’industria automobilistica che iniziano a usarla, capire chi ha un impatto negativo e come aiutarli è fondamentale”.
Lo studio, che stima i componenti sensomotori della cybersicea, è stato scritto congiuntamente da Weech, Barnett-Cowan e Jessy Parokaran Varghese e pubblicato nel Journal of Neurofisiologia.
Fonte: Medicalxpress