Una nuova ricerca indaga le somiglianze molecolari tra celiachia e fibrosi cistica. I risultati suggeriscono che un composto sviluppato per la fibrosi cistica può anche trattare la malattia celiaca che è una malattia autoimmune che colpisce 1 persona su 141 negli Stati Uniti.
La condizione è innescata dal consumo di glutine – una proteina che può essere trovata nel grano, nell’orzo e nella segale e in alimenti come pane, pasta e prodotti da forno.
In una persona affetta da celiachia, il consumo di glutine induce il sistema immunitario ad attaccare il muco che riveste l’interno dell’intestino tenue.
Questo può innescare una serie di sintomi digestivi, come gonfiore, nausea, vomito, diarrea cronica e mal di stomaco.
Gli attuali rimedi per la malattia implicano evitare il glutine, ma una nuova ricerca , pubblicata su The EMBO Journal, indica nuovi bersagli terapeutici che potrebbero presto portare a trattamenti efficaci.
Lo studio è stato condotto da Luigi Maiuri, dell’Istituto scientifico San Raffaele di Milano, nonché da Valeria Raia, dell’Università di Napoli Federico II in Italia e Guido Kroemer, dell’Università Paris Descartes in Francia.
Chiave proteica nella fibrosi cistica e malattia celiaca
Maiuri spiega il punto di partenza della ricerca, osservando che la prevalenza della malattia celiaca è circa tre volte più alta tra le persone con fibrosi cistica, una condizione in cui uno spesso strato di muco si accumula nei polmoni e nell’intestino.
“Questa co-occorrenza ci ha portato a chiederci se esiste una connessione tra le due malattie a livello molecolare”, afferma Maiuri.
Come spiegano i ricercatori, la fibrosi cistica è causata da mutazioni in un gene che codifica per una proteina denominata regolatore di conduttanza transmembrana della fibrosi cistica (CFTR).
CFTR è una proteina di trasporto di ioni che mantiene fluido il muco. Quando questa proteina è difettosa, il muco diventa appiccicoso e intasato.
Le mutazioni genetiche in CFTR attivano anche il sistema immunitario, innescando una serie di reazioni nei polmoni e nell’intestino.
Tali cambiamenti ricordano gli effetti del glutine nelle persone con malattia celiaca, quindi il team ha deciso di studiare le reazioni a catena molecolare in dettaglio, sperando di scoprire cosa c’era dietro le somiglianze.
I ricercatori hanno studiato linee di cellule umane da persone intolleranti al glutine e hanno scoperto che un peptide chiamato P31-43 si lega a CFTR, inibendone la funzione. Ciò ha provocato stress cellulare e infiammazione.
I risultati indicano che CFTR è cruciale nella sensibilità al glutine.
I potenziatori di CFTR possono trattare la celiachia
I ricercatori hanno anche identificato un composto chiamato VX-770 che può impedire a P31-43 di compromettere la funzione di CFTR.
Il team ha somministrato ai topi intolleranti al glutine VX-770 e ha scoperto che impediva i sintomi intestinali nei roditori.
I ricercatori hanno quindi replicato questi risultati nelle linee cellulari umane, scoprendo che la pre-incubazione con VX-770 ha impedito al peptide P31-43 di attivare una risposta immunitaria.
VX-770 è un potenziatore di CFTR, un composto farmacologico sviluppato dagli scienziati per trattare la fibrosi cistica.
I nuovi risultati suggeriscono che i potenziatori di CFTR possono anche trattare la malattia celiaca.
Maiuri, Raia e colleghi concludono:
“Questo studio identifica CFTR come bersaglio molecolare che contribuisce alla celiachia, fornendo la base scientifica per la reintegrazione di potenzianti di CFTR per la prevenzione o il trattamento della malattia”.
I ricercatori aggiungono che “Le sperimentazioni cliniche future devono esplorare se la somministrazione orale di potenzianti di CFTR […] possa essere capace di interferire con la patogenesi [celiaca], permettendo agli individui celiaci di evitare comorbidità autoimmuni senza cambiare dieta”.
Fonte, The EMBO Journal