IQGAP1 proteina potrebbe prevenire le metastasi al fegato.
IQGAP1 è una proteina che se attiva nelle cellule che circondano un tumore al fegato, rende il microambiente intorno alla neoplasia immediatamente meno ospitale per la malattia. Al contrario, quando è assente, il tumore cresce florido. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Journal of Clinical Investigation.
Per alcuni tumori solidi, tra il 70 e il 90 per cento della massa tumorale è in realtà formata proprio dal microambiente circostante. Di questo microclima intorno alla neoplasia si sa ancora poco, ma di sicuro anch’esso ha un ruolo cruciale nel supportare lo sviluppo della malattia, la resistenza ai farmaci, la nascita di metastasi.
In particolare, la scoperta potrebbe aiutare a prevenire e trattare le metastasi al fegato, tra le prime cause di morte per cancro. “Le cellule tumorali sono ‘intelligenti’, si parlano tra loro e con le altre unità biologiche e trasformano l’organismo in un ambiente favorevole per la crescita del cancro”, ha spiegato Ningling Kang, coordinatrice dello studio. “Se si riesce a interrompere la comunicazione tra cellule tumorali e microambiente circostante, possiamo prevenire sia la crescita del tumore stesso, che la formazione di metastasi al fegato”.
La proteina IQGAP1 controlla la forma e i movimenti delle cellule. Gli scienziati hanno osservato cosa succede se si impiantano tessuti cancerosi nei topi. Il risultato, spiegano gli scienziati, è che i topi normali – dove IQGAP1 è presente, hanno meno probabilità di sviluppare metastasi al fegato.
Ma non solo. Quando i ricercatori hanno osservato il microambiente intorno alle metastasi al fegato, hanno registrato livelli più bassi di questa molecola, il che suggerisce che il tumore cerchi in qualche modo di tenere sotto controllo la sua presenza e la sua attività. “Pensiamo che le cellule tumorali mandino in qualche modo dei segnali per ridurre la quantità di IQGAP1 presente nel fegato, in modo da creare un microambiente favorevole al tumore stesso”, ha concluso Kang. “Dunque, se riuscissimo a capire esattamente come fanno, potremmo essere in grado di trovare dei nuovi target terapeutici per le metastasi”.