Invecchiamento: quanti anni possiamo aspettarci di vivere in buona salute?
Si prevede che il numero di cittadini europei dai 65 anni in su raddoppierà nei prossimi 50 anni. Tuttavia, mentre i dati sull’aspettativa di vita (AV) per la popolazione europea che invecchia possono aiutarci a fare previsioni per il futuro, essi riguardano solo una parte del fenomeno. L’altro fattore importante è stabilire quanti di questi anni saranno anni di buona salute; a questo proposito sono appena stati pubblicati nuovi dati per ciascuno Stato membro che mostrano quanto a lungo le persone possono aspettarsi di vivere senza disabilità.
Le cifre degli “anni di vita in buona salute” (HLY – Healthy Life Years) sono state presentate in occasione del primo incontro annuale dell’Azione congiunta europea sugli anni di vita in buona salute (EHLEIS) che si è tenuta a Parigi il 19 aprile ed è stata ospitata dall’ente coordinatore dell’EHLEIS, l’Institut nationale del la santé et de la recherche médicale (INSERM).
L’AV alla nascita è il numero medio di anni che un neonato vivrà se continueranno a valere i correnti tassi di mortalità. Nel 2009, l’AV alla nascita per gli uomini che vivevano in uno dei 27 Stati membri dell’UE (la UE-27) era di 79,7 anni e le cifre mostrano che 61,3 di questi saranno anni di vita in buona salute, quasi l’80% dell’AV alla nascita. Per lo stesso anno, le donne dell’UE-27 possono aspettarsi 62 anni di vita in buona salute, il 75% della loro AV alla nascita: 82.6 anni.
Gli anni di vita in buona salute sono un importante indicatore politico europeo inserito nella strategia di Lisbona per valutare la qualità della vita e lo stato di salute funzionale degli europei. L’indicatore HLY fa anche parte degli indicatori sanitari della Comunità europea (ECHI) ed è stato designato come obiettivo generale del primo partenariato europeo per l’innovazione (PEI) sull’Invecchiamento sano e attivo lanciato a febbraio 2011. L’obiettivo dell’PEI per l’invecchiamento sano e attivo è volto ad assicurare che le cure per la popolazione europea che invecchia siano sostenibili a lungo termine e il suo obiettivo è aumentare di due anni la vita in buona salute nell’UE entro il 2020.
I dati mostrano anche che nel 2010 nell’UE, la Svezia aveva la più alta AV alla nascita, con 79,6 anni per gli uomini, mentre la Lituania aveva quella più bassa, 68 anni. Gli uomini svedesi possono aspettarsi di essere in salute fino all’età di 71,7 anni, mentre in Slovacchia gli uomini hanno il più basso tasso di anni di vita in buona salute, 52,3 anni.
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È interessante rilevare che i risultati mostrano che nel periodo che va dal 2008 al 2010, e nonostante i bassi tassi di AV e HLY per gli uomini, la Lituania ha registrato il più alto aumento di anni di vita in buona salute, quasi tre anni, mentre i Paesi Bassi la maggiore diminuzione: una perdita di 1,3 anni. Questo dimostra che spesso le aspettative di salute tendono ad avvicinarsi tra un paese e l’altro in Europa: il divario tra la Lituania e i Paesi Bassi è diminuito di oltre quattro HLY in appena tre anni.
Nel 2010 nell’UE, la Francia e la Spagna avevano la più alta AV alla nascita (85,3 anni) per le donne e la Bulgaria la più bassa (77,4 anni), un divario di quasi 8 anni. Nel 2010, Malta aveva il più alto numero di anni di vita in buona salute (71,6 anni) per le donne e la Slovacchia il più basso (52,1 anni).
È di nuovo la Lituania che ha registrato il più alto aumento di anni di vita in buona salute per le donne (2,4 anni) nel periodo che va dal 2008 al 2010, confermando le osservazioni fatte per gli uomini, mentre la Finlandia ha visto la più significativa diminuzione (una perdita di 1,7 anni). Come per gli uomini, le aspettative di salute delle donne mostrano una certa convergenza.
I dati HLY si ottengono applicando la prevalenza della disabilità osservata nella popolazione generale a una tabella della vita standard, per distribuire gli anni vissuti in anni vissuti con una disabilità e anni vissuti senza disabilità. Per l’indicatore HLY, la prevalenza della disabilità si basa sul sondaggio annuale delle statistiche comunitarie sul reddito e sulle condizioni di vita (EU-SILC) coordinato da EUROSTAT.
La prevalenza di disabilità si misura attraverso un quesito generale sulle limitazioni all’attività: quanto è stato limitato un individuo a causa di problemi di salute, nelle attività che svolge normalmente?
Fonte, CORDIS