Una grande scoperta medica degli scienziati dell’Università di Nottingham, potrebbe portare allo sviluppo di un nuovo tipo di antidolorifico.
Un farmaco risultante dalla ricerca, pubblicata sulla rivista Neurobiology of Disease, potrebbe offrire nuove speranze a chi soffre di condizioni di dolore cronico, come lesioni nervose traumatiche.
Il lavoro, guidato dal dottor Lucy Donaldson della University’s School of Life Sciences, in collaborazione con David Bates, Professore di Oncologia dell’University’s Cancer Biology Unit, si concentra su una proteina segnale chiamata fattore di crescita vascolare endoteliale VEGF che controlla la ricrescita dei vasi sanguigni nei tessuti che sono stati danneggiati da lesioni. Si tratta di un composto ampiamente mirato per il cancro, malattie degli occhi e altre malattie in cui si verifica la crescita dei vasi sanguigni anomali.
Diversi farmaci sono usati per inibire VEGF nel tumore in quanto esso può portare alla formazione di nuovi vasi sanguigni che forniscono ossigeno e nutrienti ai tumori.
Il professor Bates e colleghi avevano scoperto nel 2002 che VEGF è disponibile in due forme e si comporta come un interruttore: una forma accende la crescita dei vasi sanguigni e l’altra blocca la crescita.
Prevenzione del dolore
Tuttavia, questa recente ricerca ha dimostrato per la prima volta che queste due forme di VEGF agiscono non solo sui vasi sanguigni, ma influenzano in modo diverso i nervi sensoriali che controllano il dolore.
Gli studiosi hanno scoperto che la forma di VEGF che promuove la crescita dei vasi sanguigni provoca dolore, mentre l’altra, che inibisce la crescita dei vasi sanguigni, previene il dolore.
Lo studio si è incentrato sulla comprensione di come questi due tipi di VEGF agiscono e perché il corpo usa una forma piuttosto che l’altra.
Gli studiosi sono stati in grado di inibire VEGF e intervenire sul dolore in modelli animali in laboratorio e ora stanno indagando i composti per replicare i risultati sugli esseri umani.
La ricerca ha dimostrato che questi composti potrebbero costituire la base di nuovi farmaci antidolorifici.