I ricercatori del Centro di infezione e Immunità di Lille (CNRS / INSERM / Institut Pasteur de Lille / Università di Lille / CHU Lille), INRAE e dei laboratori brasiliani (Belo Horizonte), scozzesi (Glasgow) e danesi (Copenaghen) hanno dimostrato la prima volta nei topi che l’alterazione del microbiota intestinale causata dal virus dell’influenza favorisce la superinfezione batterica secondaria.
Pubblicati in Cell Reports il 3 marzo 2020, questi risultati aprono nuove prospettive per la prevenzione e il trattamento della polmonite batterica, una delle principali cause di morte negli anziani o nelle persone vulnerabili infettate dal virus dell’influenza.
L’influenza e le sue complicanze continuano a rappresentare una grave preoccupazione per la salute pubblica, nonché un grave onere sociale ed economico. Le campagne di vaccinazione, insieme alla scoperta di nuove terapie antivirali, forniscono soluzioni preventive e terapeutiche. Tuttavia, la compromissione dei meccanismi di difesa contro le infezioni batteriche secondarie, che peggiora notevolmente il quadro clinico delle persone con influenza, rimane un grave problema.
Specializzato nel campo dell’immunità polmonare, un team guidato da François Trottein, un ricercatore del CNRS presso il Lille Centre for Infection and Immunity si è concentrato sul microbiota intestinale, noto per il suo ruolo chiave in molti processi fisiologici, inclusi i meccanismi di difesa immunitaria.
Gli scienziati hanno dimostrato che, nei topi, l’influenza altera temporaneamente la composizione e l’attività metabolica del microbiota intestinale, probabilmente a causa della riduzione del consumo di cibo durante la malattia. Durante l’influenza, anche la produzione di acidi grassi a catena corta da parte dei batteri del microbiota è ridotta. Il team ha ora dimostrato che questi acidi grassi favoriscono a distanza l’attività battericida dei macrofagi presenti nei polmoni. La perturbazione del microbiota intestinale da parte dell’influenza compromette quindi le difese polmonari, in particolare contro lo Streptococcus pneumoniae, la principale causa di polmonite batterica nell’uomo.
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I ricercatori hanno anche dimostrato che questa sensibilità alla superinfezione batterica può essere corretta con il trattamento con acetato, uno dei principali acidi grassi a catena corta prodotti dal microbiota.
Questo loro lavoro potrebbe avere applicazioni pratiche per il benessere dei pazienti infetti, che sarebbero meglio protetti dalle complicazioni legate all’influenza. Questo lavoro è stato realizzato in collaborazione con scienziati dell’Istituto Micalis (INRAE / AgroParistech / Université Saclay), il Centro internazionale di ricerca sull’infiammazione di Lille (INSERM / Université de Lille / CHU Lille), il Laboratorio di progettazione e applicazione di molecole bioattive (CNRS / Università di Strasburgo), l’Unità di virologia e immunologia molecolare (INRAE) e GenoScreen (Lilla), l’Universidade Federal de Minas Gerais (Belo Horizonte, Brasile), l’Istituto di biologia molecolare, cellulare e dei sistemi (Glasgow, Scozia) e il Dipartimento di farmacologia (Università di Copenaghen, Danimarca).
Questa scoperta rappresenta un importante passo avanti nella comprensione dei meccanismi alla base delle superinfezioni batteriche nei pazienti con influenza. Potrebbe portare allo sviluppo di nuove strategie nutrizionali e / o terapeutiche per controllare meglio le infezioni batteriche.
Fonte: Cell Reports