I risultati di uno studio condotto dal Centro per la ricerca epidemiologica e salute della popolazione e pubblicati sulla rivista Journal of Cancer, mostrano che il rischio di sviluppare cancro al seno è più elevato tra le donne impiegate in turni di lavoro notturno. Il cancro al seno è la prima causa di mortalità femminile e colpisce 100 donne su 100.000 all’anno, nei paesi sviluppati. Ogni anno vengono diagnosticati 1,3 milioni di nuovi casi. I fattori di rischio sono molteplici e comprendono: le mutazioni genetiche, ritardo della prima gravidanza, terapia ormonale. Altre cause come stili di vita, cause ambientali o professionale, non sono state ancora completamente identificate. Nel 2010, sulla base di lavori sperimentale ed epidemiologici, l’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro (AIRC), ha classificato il lavoro che disturba il ritmo circadiano, come probabilmente cancerogeno. Il ritmo circadiano, che regola l’alternanza tra veglia e sonno, controlla numerose funzioni biologiche ed è alterato nelle persone che lavorano di notte. Diverse ipotesi sono state avanzate per spiegare il legame tra lavoro notturno e cancro al seno : l’esposizione alla luce durante la notte che elimina l’ondata di melatonina ed i suoi effetti anti cancerogeni, disturbato funzionamento di geni orologio biologico per il controllo della proliferazione cellulare, disturbi del sonno che possono indebolire il sistema immunitario. I ricercatori hanno esaminato gli effetti del lavoro notturno sulla salute delle donne, in uno studio sulla popolazione realizzato in Francia, tra il 2005 ed il 2008. I risultati della ricerca dimostrano che il rischio di sviluppare il cancro al seno è del 30% superiore nelle donne che avevano lavorato di notte ed è particolarmente elevato nelle donne che hanno lavorato di notte per più di quattro anni. Infine, questo rischio sarebbe più marcato nelle donne che hanno lavorato di notte prima della gravidanza, probabilmente perchè le ghiandole mammarie, non completamente differenziate prima della gravidanza, sono più vulnerabili.