I risultati preliminari dei ricercatori della Harvard Medical School presso il Massachusetts Eye and Ear potrebbero aprire la strada a nuovi studi per testare l’utilità dei farmaci per la densità ossea, per la perdita dell’udito.
La perdita dell’udito causata da nervi danneggiati, sia per esposizione al suono che per invecchiamento, è irreversibile. Attualmente non ci sono farmaci approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) per trattare e invertire il tipo più comune di perdita dell’udito, chiamata perdita dell’udito neurosensoriale (SNHL). Ma un nuovo studio sugli animali spera di aprire la strada a sperimentazioni future per vedere se questo nuovo tipo di trattamento può essere usato nelle persone.
Una nuova ricerca condotta da Konstantina Stankovic, Professore associato HMS di chirurgia otorinolaringoiatrica a Mass e Albert Edge, Professore Eaton-Peabody di Chirurgia otorinolaringoiatria, ha trovato che i farmaci chiamati bifosfonati che sono comunemente usati per prevenire la perdita di densità ossea, sono stati in grado di far ricrescere le connessioni nervose danneggiate nell’orecchio interno nei topi con SNHL. Sebbene i risultati richiedano ulteriori studi su modelli animali, il team di ricerca spera che possano essere un obiettivo promettente per condurre studi clinici su persone con SNHL.
Lo studio è stato pubblicato il 14 luglio in Frontiers in Molecular Neuroscience.
“Questo è un risultato significativo perché apre la possibilità di riproporre i bifosfonati, che in genere trattano l’osteoporosi grave e le malattie metastatiche dell’osso, per il trattamento della perdita dell’udito neurosensoriale “, ha affermato Stankovic, Direttore della divisione di otologia e neurotologia. “Speriamo che i risultati promettenti di questo studio pilota possano portare a sperimentazioni cliniche nei prossimi anni”.
Nervi danneggiati
La perdita dell’udito colpisce 466 milioni di persone in tutto il mondo e 56 milioni negli Stati Uniti, un numero che dovrebbe più che raddoppiare nei prossimi due decenni. La perdita dell’udito può mettere a dura prova la salute e il benessere e la perdita dell’udito non trattata costa oltre 750 miliardi di dollari in spese sanitarie ogni anno in tutto il mondo, a causa di più ricoveri ospedalieri e maggiore necessità di pronto soccorso e visite cliniche.
Per l’udito tipico, le onde sonore viaggiano attraverso il canale uditivo prima di raggiungere il timpano e le piccole ossa dell’orecchio medio. Vengono quindi convertite in segnali elettrici nell’orecchio interno e trasmessi al cervello attraverso il nervo uditivo.
Un tipo di perdita dell’udito, chiamata perdita dell’udito conduttiva, si verifica quando la trasmissione del suono dal condotto uditivo all’orecchio interno è compromessa (ad esempio da un’infezione dell’orecchio medio, fluido o alterata vibrazione delle ossa dell’orecchio medio), portando a una riduzione dei livelli sonori che raggiungono l’orecchio interno e incapacità di sentire suoni.
La perdita dell’udito neurosensoriale, d’altra parte, si verifica nell’orecchio interno. Le cause più comuni di perdita dell’udito sono l’esposizione al rumore e l’invecchiamento, che provocano la perdita di connessioni, chiamate sinapsi, tra le cellule nervose e le cellule ciliate sensoriali presenti nell’orecchio interno. Questo tipo di SNHL è indicato come sinaptopatia cocleare.
Speranze dalle ricerche
Precedenti ricerche del laboratorio di Stankovic hanno cercato di identificare potenziali percorsi per il trattamento di SNHL. Le analisi del team hanno scoperto che l’osteoprotegerina, una sostanza tipicamente secreta dalle cellule ossee per inibire il rimodellamento osseo, è altamente prodotta dai neuroni cocleari e ne promuove la sopravvivenza. In studi precedenti, i medici hanno osservato che le persone con SNHL a causa della grave otosclerosi che assumono bifosfonati hanno la capacità di migliorare in modo significativo la perdita dell’udito e comprendere le parole.
Il riconoscimento delle parole è una misura sensibile della funzione del nervo cocleare. Tale rivelazione, insieme ai precedenti risultati dell’influenza del farmaco sul rapido aumento e sulla sopravvivenza delle cellule staminali cocleari, ha spinto il nuovo studio a determinare gli effetti dei bifosfonati sulla sinaptopatia cocleare.
Gli scienziati hanno somministrato bifosfonati ai topi 24 ore dopo l’esposizione al rumore. Hanno scoperto che il farmaco ha avuto un effetto drastico nel rigenerare le sinapsi tra le cellule ciliate interne e i neuroni gangliari a spirale trovati nell’orecchio e nel ripristinare la funzione cocleare.
Il team ha inoltre suggerito che questa scoperta fornisce possibili meccanismi che potrebbero spiegare perché alcuni pazienti nella clinica hanno migliorato la loro capacità di sentire le parole dopo il trattamento con bifosfonati. Suggeriscono anche che vale la pena considerare i bifosfonati come trattamento per invertire la perdita di connessioni nervose per il trattamento della SNHL.
Stankovic ha avvertito che la ricerca è ancora nelle sue fasi iniziali. Sono necessarie ulteriori ricerche, negli animali e poi negli studi clinici di sicurezza ed efficacia, prima che questo possa essere un trattamento raccomandato.
“La nostra speranza è che, con ulteriori studi, possiamo offrire ai pazienti che presentano danni all’udito attualmente irreversibili un farmaco che potrebbe arrestare o invertire la perdita dell’udito“, ha detto il ricertcatore.