HomeSaluteCervello e sistema nervosoHuntington: come la malattia colpisce il cervello

Huntington: come la malattia colpisce il cervello

Huntington-Immagine Credit Scitechdaily.

Uno studio recente rivela che la malattia di Huntington colpisce sia le cellule nervose del cervello che i vasi sanguigni, consentendo potenzialmente un intervento precoce. I ricercatori hanno utilizzato tecniche innovative e non invasive per monitorare la salute del cervello, suggerendo nuove vie terapeutiche incentrate sul metabolismo e sul sistema vascolare del cervello.

Un recente studio sulla malattia di Huntington ne dimostra gli effetti sul sistema vascolare cerebrale, offrendo potenzialità per la diagnosi precoce e nuove strategie di trattamento mirate al metabolismo cerebrale e al flusso sanguigno.

La ricerca indica che la malattia di Huntington non colpisce solo le cellule nervose del cervello, ma ha anche effetti estesi sui vasi sanguigni microscopici. Questi cambiamenti vascolari sono stati osservati anche negli stadi pre-sintomatici della malattia, evidenziando il potenziale di questa ricerca nel predire la salute del cervello e nel valutare i benefici delle modifiche o dei trattamenti dello stile di vita.

La malattia di Huntington è una condizione genetica ereditaria che porta alla demenza, con un progressivo declino dei movimenti, della memoria e delle capacità cognitive di una persona. Al momento non esiste una cura.

Lo studio, pubblicato su Brain Communications, è di Juliane Bjerkan, Gemma Lancaster, Peter McClintock e Aneta Stefanovska dell’Università di Lancaster, Jan Kobal, Sanja Šešok e Bernard Meglič dell’University Medical Center di Lubiana, Karol Budohoski degli Ospedali universitari di Cambridge, NHS Trust e Peter Kirkpatrick dell’Università di Cambridge.

Ricerca neurovascolare nella malattia di Huntington

Il team ha studiato i cambiamenti nella coordinazione tra l’attività neuronale e l’ossigenazione del cervello nella malattia di Huntington. Il sistema vascolare e il cervello lavorano insieme per garantire che il cervello riceva energia sufficiente. Infatti, il cervello necessita fino al 20% del consumo energetico del corpo nonostante pesi solo circa il 2% del peso corporeo.

L’unità neurovascolare” è costituita da un sistema vascolare collegato tramite cellule cerebrali chiamate astrociti ai neuroni e garantisce il successo di questa cooperazione.

Per valutare la funzione di queste unità neurovascolari, i ricercatori hanno combinato tecniche di misurazione non invasive e nuovi metodi di analisi sviluppati dal gruppo di fisica e biomedica di Lancaster.

Metodi di misurazione della salute del cervello

Sulle teste dei partecipanti allo studio sono state posizionate sonde che emettono luce infrarossa. La luce infrarossa è penetrata nel cranio senza alcun danno e ha consentito ai ricercatori di misurare l’ossigenazione del sangue nel cervello.

Sulla testa dei partecipanti sono stati posizionati anche degli elettrodi, in grado di misurare l’attività elettrica dei neuroni. I ricercatori hanno poi studiato i numerosi ritmi legati al funzionamento del cervello e del sistema cardiovascolare utilizzando tecniche matematiche. Questi ritmi includevano la frequenza cardiaca e respiratoria, correlata al trasporto di nutrienti e ossigeno, nonché ritmi più lenti associati al controllo locale del flusso sanguigno. L’attività cerebrale si manifesta con ritmi più veloci.

Il funzionamento efficiente del cervello dipende da quanto bene sono orchestrati tutti questi ritmi. Per valutare l’efficienza dell’unità neurovascolare, sono state valutate sia la forza che la coordinazione di questi ritmi calcolandone la “potenza” e la “coerenza di fase”.

Leggi anche:Huntington: nuovi farmaci possono invertire la malattia

La Prof.ssa Aneta Stefanovska dell’Università di Lancaster ha dichiarato: “Speriamo che il metodo descritto possa essere utilizzato per monitorare la progressione della malattia e per valutare l’effetto di potenziali trattamenti o cambiamenti nello stile di vita nella malattia di Huntington e in altre malattie neurodegenerative. Ci auguriamo inoltre che il nostro studio possa stimolare nuovi trattamenti della malattia di Huntington, mirati al sistema vascolare e al metabolismo cerebrale”.

Fonte:Brain Communications

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