Settembre è il mese mondiale dell’Alzheimer e mercoledì 21 settembre è la giornata celebrativa istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Alzheimer Disease International per riunire in tutto il mondo malati, familiari e associazioni Alzheimer e per creare una coscienza pubblica sulla malattia.
Sono trascorsi più di cento anni dalla prima descrizione della malattia – eseguita nel 1906 dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer – ma ancora oggi non se ne conoscono chiaramente le cause.
Attualmente la maggior parte degli scienziati ritiene che si tratti di una serie di fattori, tra cui il principale è l’età. La malattia di Alzheimer non è l’inevitabile conseguenza dell’invecchiamento, ma una patologia vera e propria con caratteristiche cliniche specifiche che richiedono specifici interventi diagnostici, terapeutici e riabilitativi.
Ecco perché è importante fare attenzione ai dieci sintomi premonitori della malattia, indicati dall’ Alzheimer’s Association (USA):
1. Perdita di memoria che compromette la capacità lavorativa. La dimenticanza frequente o un’inspiegabile confusione mentale può significare che c’è qualcosa che non va.
2. Difficoltà nelle attività quotidiane. Il malato di Alzheimer potrebbe preparare un pasto e non solo dimenticare di servirlo, ma anche scordare di averlo fatto.
3. Problemi di linguaggio. A tutti può capitare di avere una parola “sulla punta della lingua”, ma il malato di Alzheimer può dimenticare parole semplici o sostituirle con parole improprie.
4. Disorientamento nel tempo e nello spazio. Il malato di Alzheimer può perdere la strada di casa, non sapere dove è e come ha fatto a trovarsi là.
5. Diminuzione della capacità di giudizio. Il malato di Alzheimer può vestirsi in modo inappropriato, per esempio indossando un accappatoio per andare a fare la spesa o due giacche in una giornata calda.
6. Difficoltà nel pensiero astratto. Per il malato di Alzheimer può essere impossibile riconoscere i numeri o compiere calcoli.
7. La cosa giusta al posto sbagliato. Un malato di Alzheimer può mettere gli oggetti in luoghi davvero singolari, come un ferro da stiro nel congelatore o un orologio da polso nel barattolo dello zucchero, e non ricordarsi come siano finiti là.
8. Cambiamenti di umore o di comportamento. Nel malato di Alzheimer sono particolarmente repentini e senza alcuna ragione apparente.
9. Cambiamenti di personalità. Il malato di Alzheimer può cambiare drammaticamente la personalità: da tranquillo diventa irascibile, sospettoso o diffidente.
10. Mancanza di iniziativa. Il malato di Alzheimer la perde progressivamente: in molte o in tutte le sue solite attività.
I dati dell’ultimo Rapporto mondiale presentato alla vigilia della XIII Giornata Mondiale dell’Alzheimer evidenziano l’aumento dei casi di demenza. Sono circa 47 milioni in tutto il mondo, le persone affette da demenza e questo numero è destinato ad aumentare del 30% nel 2050, secondo il king’s College London che mette in evidenza un altro dato allarmante: solo meno della metà dei pazienti nei paesi ad alto reddito e uno su dieci in quelli a basso e medio reddito, hanno ricevuto una diagnosi.
Intanto, ogni 3 secondi, nel mondo, una persona si ammala di demenza e il 60% si ammala di Alzheimer!
Nel nostro Paese la malattia colpisce circa 700 mila persone, circa 5 over 60 su dieci e rappresenta un costo di 11 miliardi di euro per l’assistenza, di cui il 73% a carico delle famiglie.
Secondo il nuovo Rapporto mondiale, il ritardo con cui si arriva alla diagnosi rappresenta un grave problema poichè la diagnosi precoce è la chiave per ritardare la progressione della malattia. Il tempo medio con cui oggi si arriva a una diagnosi è di quasi due anni.
“Il nuovo Rapporto sottolinea la necessità di ridisegnare e razionalizzare l’assistenza sanitaria per le demenze in modo da essere pronti per le sfide del 21° secolo“, spiega Martin Prince del King’s College London. “Abbiamo solo 10-15 anni per realizzare questo cambiamento creando una piattaforma che possa garantire a tutti una buona assistenza in anticipo rispetto a quando saranno disponibili nuove terapie efficaci“.
( Vedi anche: Nuove speranze per la cura dell’alzheimer: un farmaco distrugge le placche beta amiloidi).