Ti sei mai chiesto perché continui a mangiare certi cibi, anche se sai che ti possono far male? Le varianti dei geni che influenzano il funzionamento del nostro cervello potrebbero essere alla base delle nostre preferenze alimentari, secondo un nuovo studio condotto da Silvia Berciano, della Universidad Autonoma di Madrid.
La ricerca è stata presentata all’ American Society for Nutrition Scientific Sessions durante l’ Experimental Biology meeting che si terrà il 22-26 aprile a Chicago.
“La maggior parte delle persone hanno difficoltà a modificare le loro abitudini alimentari, anche se sanno che è nel loro interesse”, ha dichiarato la Dr.ssa Berciano. ” Il nostro è il primo studio che descrive come i geni del cervello influenzano l’assunzione di cibo e le preferenze dietetiche in un gruppo di persone sane”.
Anche se le ricerche precedenti hanno individuato i geni coinvolti nei comportamenti osservati nei disturbi alimentari come l’anoressia o la bulimia, poco si sa su come la variazione naturale di questi geni può influire sui comportamenti alimentari nelle persone sane. La variazione genica è il risultato di sottili differenze di DNA tra individui, che rendono ogni persona unica.
Per il nuovo studio, i ricercatori hanno analizzato il genoma di 818 uomini e donne di origine europea e hanno raccolto informazioni sulla loro dieta utilizzando un questionario. I ricercatori hanno scoperto che i geni svolgono un ruolo significativo nelle scelte alimentari e nelle abitudini alimentari di una persona.
Ad esempio, l’assunzione eccessiva di cioccolato è associata a determinate forme del gene del recettore dell’ossitocina, mentre un gene associato all’obesità svolge un ruolo nell’assunzione di vegetali e fibre. I ricercatori hanno inoltre scoperto che alcuni geni sono coinvolti anche nell’assunzione di sale e grassi.
I risultati di questo studio potrebbero essere utilizzati nella medicina di precisione per ridurre il rischio di malattie come il diabete, la malattia cardiovascolare e il cancro, adeguando la prevenzione e la terapia alimentare alle esigenze specifiche di un individuo.
“Le conoscenze acquisite attraverso il nostro studio apriranno la strada ad una migliore comprensione del comportamento alimentare e faciliteranno la progettazione di consulenze dietetiche personalizzate che saranno più adattabili all’individuo, con conseguente migliore conformità e risultati più efficaci”, ha affermato Berciano.
I ricercatori prevedono di effettuare indagini analoghe in altri gruppi di persone con caratteristiche ed etnie diverse per comprendere meglio l’applicabilità e il potenziale impatto di tali risultati. Inoltre, cercheranno di indagare se le varianti genetiche identificate, associate all’assunzione di cibo, sono collegate ad aumentati rischi di malattie o problemi di salute.
Fonte: EurekAlert