(Matalafi-Immagine:il giardino di piante medicinali di Samoa presso l’Organizzazione di ricerca scientifica di Samoa. Credito: Seeseei Molimau-Samasoni).
Un team di ricercatori di Samoa, Nuova Zelanda e Stati Uniti ha scoperto che le foglie dell’albero di Samoa, il matalafi, sono efficaci nell’alleviare l’infiammazione tanto quanto l’Ibuprofene. Nell’articolo pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, i ricercatori descrivono come hanno prima studiato le foglie delle piante e poi le hanno testate sulle cellule immunitarie dei mammiferi.
Per centinaia di anni, i nativi di Samoa hanno usato le foglie dell’albero matalafi per trattare un’ampia varietà di disturbi legati all’infiammazione, tra cui ferite ed elefantiasi. Solo di recente la scienza moderna si è accorta di questa pianta e ha iniziato a guardare anche le sue foglie. Uno dei membri del team di ricerca, Molimau-Samasoni, ha esaminato seriamente il matalafi come parte del suo dottorato di ricerca. Da quel momento, lei e il suo team hanno sottoposto la pianta ad analisi genomiche chimiche e hanno scoperto che è un chelante del ferro, il che significa che si lega facilmente al ferro.
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Ricerche precedenti hanno dimostrato che queste piante possono essere utili quando si verifica una disregolazione del ferro a causa dell’infiammazione. Ulteriori test sulla pianta hanno coinvolto la metabolomica applicata, l’immunologia, la biochimica e la conoscenza delle persone che la utilizzano da molti anni a Samoa. Questi studi iniziali non solo hanno fatto luce sulle sostanze presenti nelle foglie della pianta, ma hanno anche mostrato che la pianta sarebbe molto probabilmente utile come terapia antinfiammatoria. Per scoprire se è così, i ricercatori hanno testato la pianta in laboratorio con una varietà di cellule immunitarie di mammiferi. Dopo aver scoperto che le foglie della matalafi hanno ridotta l’infiammazione, hanno confrontato la sua efficacia con uno dei farmaci più popolari usati per trattare l’infiammazione: l’Ibuprofene. Hanno scoperto che le foglie erano ugualmente efficaci nel trattamento dell’infiammazione.
I ricercatori suggeriscono che è necessario più lavoro per isolare ulteriormente le sostanze chimiche nelle foglie che riducono l’ infiammazione e per assicurarsi che il loro uso non provochi effetti collaterali negativi non intenzionali. Di particolare interesse è determinare se le sostanze chimiche nelle foglie possono essere prodotte in serie in una fabbrica e, in caso affermativo, se la terapia risultante ha meno effetti collaterali dell’Ibuprofene.
Fonte:PNAS