Fiobrosi polmonare-Immagine Credit Public Domain-
Immagina un futuro in cui una singola iniezione di un farmaco può colpire un tipo di cellula, tessuto o organo specifico per trattare in modo più efficiente la malattia senza effetti collaterali indesiderati.
Bene, quel futuro è adesso. Una recente pubblicazione rivoluzionaria degli scienziati del Masonic Medical Research Institute ha scoperto un nuovo modo di trattare la fibrosi polmonare, una malattia progressiva incurabile che provoca l’irrigidimento dei polmoni attraverso la cicatrizzazione, utilizzando nanoparticelle, materiali migliaia di volte più piccoli del diametro di un capello umano.
“Anche se questi risultati non curano ancora necessariamente questa malattia in modo definitivo, dimostrano che abbiamo il potenziale per avere un impatto drastico sulla fibrosi polmonare e migliorare la qualità della vita delle persone colpite”, ha affermato il ricercatore senior dello studio, Jason R. McCarthy, Ph.D., Associate Professore e Direttore delle operazioni scientifiche presso MMRI.
Il dìDottor McCarthy insieme a 15 collaboratori di questo progetto, che includono scienziati MMRI, del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School, hanno intrapreso questo studio nel 2015. I loro risultati sono stati pubblicati all’inizio di quest’anno sull’Journal of Physiology-Lung Cellular and Molecular Physiology. Il team si è concentrato sullo sviluppo di nanoparticelle in grado di colpire i fibroblasti nel polmone, il tipo di cellula responsabile della cicatrizzazione, al fine di fornire un farmaco efficace che arresti la progressione della malattia.
Vedi anche:Fibrosi polmonare: un trattamento efficace all’orizzonte
“L’idea alla base dello studio non era quella di trovare una nuova terapia, di per sé, ma di verificare se la somministrazione di efficaci farmaci a specifiche cellule del polmone può avere un effetto terapeutico più potente”, ha spiegato il Dott. McCarthy. “Quello che abbiamo dimostrato è che è effettivamente possibile indirizzare un farmaco alle cellule malate per interrompere il processo di morte cellulare e cicatrizzazione”.
Il Dr. McCarthy e il suo team stanno attualmente studiando se questa strategia potrebbe portare benefici anche ad altri tipi di cellule nel polmone, spiegando come funzionano o non funzionano correttamente nel corso della fibrosi polmonare idiopatica. Allo stesso modo, stanno anche espandendo la loro ricerca oltre il polmone, per studiare come l’uso di questa strategia può funzionare in altri sistemi di organi, inclusi cuore e fegato.
Fonte:Journal of Physiology-Lung Cellular and Molecular Physiology