HomeSalutePolmoniFibrosi polmonare idiopatica: fungo medicinale cinese si dimostra promettente nel trattamento

Fibrosi polmonare idiopatica: fungo medicinale cinese si dimostra promettente nel trattamento

Il fungo medicinale cinese si dimostra promettente nel trattamento della fibrosi polmonare idiopatica
Cordyceps sinensis (CS) ha migliorato la disfunzione mitocondriale nelle cellule BEAS-2B indotte da bleomicina. (A) Immagini rappresentative di microscopia elettronica a trasmissione (TEM) delle cellule BEAS-2B nei gruppi di controllo, modello e CS. Credito: MedComm – Future Medicine (2024). 

Uno studio cinese ha riportato che il Cordyceps sinensis (CS), un fungo della medicina tradizionale cinese, può migliorare la fibrosi polmonare idiopatica (IPF) nei topi inibendo lo stress ossidativo mediato dai mitocondri.

La ricerca, condotta da un team guidato da Huan Tang e Jigang Wang dell’Istituto di Materia Medica Cinese presso l’Accademia Cinese delle Scienze Mediche Cinesi, è stata pubblicata su MedComm-Future Medicine.

La fibrosi polmonare idiopatica è una malattia polmonare cronica e progressiva caratterizzata da un declino della funzionalità polmonare, che alla fine porta a insufficienza respiratoria e a una qualità della vita significativamente ridotta per i pazienti. Con una durata media di sopravvivenza di due-cinque anni dopo la diagnosi, c’è un urgente bisogno di trattamenti efficaci che vadano oltre gli attuali farmaci antifibrotici, che sono associati a effetti avversi.

Lo studio spiega nel dettaglio come il fungo CS, noto per le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, abbia ridotto l’infiammazione polmonare e la deposizione di collagene in un modello murino di IPF.

L’analisi proteomica ha rivelato che l’effetto terapeutico del CS può essere attribuito alla regolazione della fosforilazione ossidativa mitocondriale, suggerendo un potenziale meccanismo protettivo contro la FPI.

I risultati del team di ricerca indicano che il CS non solo riduce la produzione di specie reattive dell’ossigeno mitocondriali (mitROS), ma attenua anche lo stress ossidativo e l’infiammazione prendendo di mira i complessi mitocondriali I e II.

Questi meccanismi contribuiscono all’effetto terapeutico del CS nella fibrosi polmonare, offrendo un’alternativa promettente per i pazienti affetti da questa malattia debilitante.

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Spiegano gli autori:

“La fibrosi polmonare idiopatica (IPF) rappresenta una malattia polmonare interstiziale cronica con un meccanismo sottostante poco chiaro e attualmente priva di un trattamento definitivo. Cordyceps sinensis (CS), rinomato per le sue proprietà farmacologiche nella medicina tradizionale cinese e per il suo ampio utilizzo nel trattamento delle malattie polmonari, è promettente come agente terapeutico per l’IPF. Tuttavia, il ruolo specifico del CS nel trattamento dell’IPF rimane poco chiaro. In questo studio, abbiamo mirato a valutare l’efficacia del CS nel trattamento dell’IPF e a svelare i potenziali meccanismi sottostanti. I nostri risultati dimostrano che il trattamento con CS ha mitigato efficacemente l’infiammazione polmonare e la deposizione di collagene nei topi con IPF indotta da bleomicina. L’analisi proteomica ha rivelato che la regolazione della fosforilazione ossidativa mitocondriale può fungere da potenziale meccanismo protettivo del CS contro l’IPF nei topi. Ulteriori indagini hanno svelato che la CS potrebbe sopprimere la produzione eccessiva di specie reattive dell’ossigeno mitocondriali nei tessuti polmonari indotta dalla bleomicina moderando l’espressione e l’attività dei complessi mitocondriali, salvaguardando così l’integrità e la funzione dei mitocondri. Nel complesso, i nostri risultati non solo sottolineano l’efficacia della CS nel prevenire l’IPF indotta dalla bleomicina, ma evidenziano anche lo stress ossidativo mediato dai mitocondri come un promettente bersaglio terapeutico per il trattamento dell’IPF”.

Lo studio conclude che il fungo CS ha il potenziale per essere un nuovo agente terapeutico per l’IPF, con i suoi effetti convalidati attraverso esperimenti sia in vivo che in vitro. Tuttavia, gli autori riconoscono la necessità di ulteriori ricerche per identificare i componenti specifici del CS responsabili dei suoi effetti terapeutici e per chiarire i meccanismi dettagliati della sua azione.

Fonte:MedComm – Future Medicine

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