Un nuovo trattamento sperimentale contro il morbo di Alzheimer ha dimostrato di essere promettente e privo di effetti collaterali dannosi.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine, condotta inizialmente su un piccolo campione di 32 pazienti, ha dato luogo a due studi clinici più ampi che sono ora in corso e che hanno coinvolto più di 3.000 soggetti.
( Vedi anche:Studio scopre nuova strategia per prevenire la malattia di alzheimer).
Il trattamento utilizza un composto chiamato Verubecestat, sviluppato da una Casa Farmaceutica statunitense, che riduce i livelli di proteine beta amiloidi bloccando un enzima noto come BACE1.
Nelle persone con malattia di Alzheimer, le proteine beta amiloidi si raggruppano in placche e danneggiano il cervello, colpendo le capacità cognitive e in particolare la memoria. L’enzima svolge un ruolo chiave nella produzione di queste proteine.
Le 32 persone che hanno partecipato alla prima sperimentazione clinica erano state diagnosticate con lieve/ moderata malattia di Alzheimer.
Diversi laboratori farmaceutici stanno lavorando per sviluppare composti che possono fermare o addirittura invertire la formazione di queste placche.
I prodotti sviluppati fino ad ora per neutralizzare l’enzima BACEI, hanno avuto effetti collaterali molto tossici, come ad esempio danni al fegato o ulteriori neuro-degenerazione.
” Verubecestat non ha effetti collaterali”, ha detto il Dr. Matthew Kennedy del laboratorio di ricerca Merck nello stato nord-orientale del New Jersey.
I ricercatori hanno trovato che una o due dosi del composto erano sufficienti per ridurre i livelli di proteina beta amiloide senza causare effetti collaterali.
Due studi clinici di fase 3 sono attualmente in corso per valutare l’efficacia di Verubecestat e i lavori si concluderanno a luglio 2017.
Se i risultati saranno confermati, il composto potrebbe essere commercializzato in forma di pillola in due o tre anni.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 36 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di qualche forma di demenza e nella maggior parte dei casi, si tratta di Alzheimer.
La cifra è destinata a raddoppiare entro il 2030 e a superare i 65,7 milioni e a triplicare nel 2050, se nessun trattamento efficace sarà trovato nel corso dei prossimi anni.
Fonte: Science