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Evolocumab, il primo anti colesterolo di nuova generazione

Evolocumab, il primo anti colesterolo di nuova generazione, riduce di oltre il 50% i livelli di colesterolo LDL in pazienti già in trattamento con statine, e, grazie a questa azione, consente di ottenere anche una regressione della placca aterosclerotica. Inoltre, questo farmaco diminuisce il rischio di eventi quali morte cardiovascolare, ictus, infarto, ospedalizzazione per angina instabile o rivascolarizzazione coronarica.

( Vedi anche:I farmaci che riducono il colesterolo possono combattere alcune malattie infettive).

Evolocumab è il primo anticorpo monoclonale interamente umano ad arrivare in cardiologia e il primo della classe degli inibitori del PCSK9, (sostanza che nell’organismo degrada i recettori Ldl che si trovano sulla superficie delle cellule epatiche), a ottenere la rimborsabilità.

Approvato dall’Aifa  in regime di rimborsabilità, il farmaco, in associazione a statine e/o ezetimibe, è indicato per i pazienti adulti con forme severe e resistenti di ipercolesterolemia primaria (incluse le forme familiari eterozigote ed omozigote) e in quelli con dislipidemia mista che non riescono a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo LDL nonostante la terapia ipocolesterolemizzante massimizzata. Evolocumab è inoltre indicato per coloro che sono intolleranti alle statine.

L’ipercolesterolemia è il primo fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari che sono la causa di circa 300mila morti in Italia ogni anno, segno evidente che, sebbene esistano terapie di buona efficacia, quali statine ed ezetimibe, c’è ancora molto da fare per proteggere adeguatamente cuore e arterie.

Eppure anche i pazienti più a rischio, per esempio quelli che hanno già avuto un infarto o un ictus, non riescono a tenere i livelli di colesterolo LDL sotto controllo: si stima che in Europa oltre il 60% dei pazienti ad alto rischio cardiovascolare e l’80% di quelli a rischio molto alto sia in questa condizione. I dati dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare ANMCO – Istituto Superiore Sanità (ISS) dimostrano che la prevalenza dell’ipercolesterolemia in Italia è aumentata negli ultimi anni: negli uomini siamo passati dal 20,8% nel periodo 1998-2002 al 34,3% nel quadriennio 2008-2012, nelle donne del 24,6% al 36,6%.

“Migliorare il trattamento farmacologico dei pazienti diminuisce il rischio di sviluppare malattie cardiache e di conseguenza il carico di disabilità e di mortalità prematura. Sappiamo che i costi diretti di queste condizioni sono di oltre 1 miliardo di euro all’anno, il 96% dei quali sono imputati alle ospedalizzazioni, il 3% ai farmaci e l’1% all’assistenza specialistica. È evidente che investendo in terapie appropriate, che rappresentano una parte minima della spesa sanitaria, il sistema risparmierebbe sul fronte delle ospedalizzazioni. Senza contare i costi aggiuntivi indiretti causati dalla perdita di giornate di lavoro, dall’impegno dei parenti e degli accompagnatori, dai viaggi, etc.”, ha sottolineato Michele Massimo Gulizia, Direttore Unità Complessa di Cardiologia Ospedale Garibaldi-Nesima Catania, Past President nazionale ANMCO.

“Evolocumab ha dimostrato di essere una soluzione per i cosiddetti pazienti difficili da trattare, per i quali i medici fanno fatica a trovare delle soluzioni terapeutiche efficaci: persone che hanno già subito un infarto, che soffrono di diabete, che non rispondono alle statine o che sono intolleranti. Pazienti ad alto rischio di andare incontro a un evento cardiovascolare, anche mortale”, ha spiegato Enzo Manzato, Ordinario in Medicina Interna, Università di Padova, Presidente SISA, Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi.

COME FUNZIONA EVOLOCUMAB Evolocumab è un anticorpo monoclonale umano che contrasta l’attività della proteina PCSK9, sostanza che nell’organismo degrada i recettori LDL che si trovano sulla superficie delle cellule epatiche. L’azione di evolocumab, quindi, di fatto aumenta la capacità del fegato di eliminare il colesterolo LDL dal sangue, diminuendone così i livelli.

«Il recettore per le lipoproteine LDL, cioè il colesterolo aterogeno, quello “cattivo” come dicono i pazienti, è un recettore molto importante nell’economia del metabolismo del colesterolo perché serve per regolare la quantità di LDL-colesterolo che c’è nel sangue. Quando questo recettore non funziona per effetto di una malattia, oppure quando non funziona perché la PCSK9 ne favorisce la distruzione, allora il colesterolo LDL aumenta. Bloccando PCSK9 (che facilita a distruzione del recettore), evolocumab mantiene attivo il recettore per le LDL e in questo modo contribuisce a ridurre il colesterolo LDL circolante nel sangue.» conclude il prof. Manzato.

Fonte: Pharmastar

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