Gli autori di questa nuova ricerca – condotta dalla Georgetown University Medical Center (GUMC) a Washington e dalla Technische Universität München (TUM) in Germania – spiegano che i meccanismi del cervello che di solito controllano i segnali di rumore e di dolore perdono la loro capacità e questo porta ad una percezione del rumore o del dolore che rimane molto tempo dopo che si è verificato l’infortunio iniziale. Essi descrivono questa capacità di controllo del cervello come una sorta di “porta”.
Il cervello “riorganizza” se stesso in risposta al danno”, dice il Prof. Josef Rauschecker, Direttore del Laboratory for Integrative Neuroscience and Cognition al GUMC.
L’acufene può verificarsi quando le orecchie sono danneggiate da un forte rumore, qualcosa che il cervello continua a “sentire anche dopo l’incidente”. In modo simile, il dolore cronico da un infortunio può rimanere all’interno del cervello molto tempo dopo che la lesione è guarita.
“Fino ad oggi si è parlato di queste sensazioni come di sensazioni fantasma, mentre sono sensazioni reali prodotte da un cervello che continua a sentire la lesione iniziale perché non può regolare abbastanza le sensazioni”, dice il Prof. Rauschecker.”Entrambe le condizioni sono straordinariamente comuni, ma nessun trattamento abbatte questi disturbi alla radice “. Le aree del cervello che sono responsabili del controllo delle acufene e dolore cronico sono il nucleo accumbens e diverse aree della corteccia prefrontale e della corteccia cingolata anteriore.
Il Prof. Rauschecker spiega: ” Queste aree agiscono come un ‘sistema di gatekeeping’ centrale per le sensazioni percettive e valutano il significato effettivo degli stimoli sensoriali, siano essi prodotti “esternamente che internamente”, modulando il flusso di informazioni nel cervello. Acufene e il dolore cronico si verificano quando questo sistema è compromesso”.
I ricercatori hanno anche scoperto che la depressione e l’ansia, così come lo stress,sono modulati dal nucleo accumbens e sono strettamente connessi con l’acufene o dolore cronico.
il Dr. Markus Ploner, PhD, Neurologo e Heisenberg, specialista nella ricerca sul dolore umano al TUM, dicono:
“Una migliore comprensione di come le diverse aree del cervello modulano gli stimoli percettivi potrebbe anche portare ad una valutazione standardizzata del rischio degli individui di sviluppare l’acufene cronico e il dolore cronico e a sua volta, potrebbe consentire un intervento precoce e mirato”.
Fonte: GUMC news release, accessed 21 September 2015 via Newswise.